Olgiate, Maurizio Landini inaugura la festa della Cgil: “Il sindacato deve tornare in strada”

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Il segretario generale della Cgil ieri, venerdì, a Olgiate, ha rilanciato l’idea di una nuova unità sindacale

Accento emiliano e parlatina fluida, Landini ha ribadito l’esistenza di diritti minimi da garantire a tutti

 

OLGIATE MOLGORA – Dal caso di scottante attualità della Sea Watch all’escalation politica della Lega, passando per i casi Ilva e Alitalia. Il tutto con due consapevolezze: la prima che c’è stata una rottura, violenta e drammatica, tra il mondo del lavoro e la rappresentanza politica; la seconda che dovrebbero esserci dei diritti minimi sotto i quali non andare per non trasformare la competizione tra persone in una lotta tra poveri.

Ha riscosso applausi e strappato anche alcuni sorrisi Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, intervenuto nel tardo pomeriggio di ieri, venerdì, a Olgiate Molgora per inaugurare Diritti alla festa, tre giorni di divertimento, musica e riflessioni sul lavoro promosse dalla Cgil Lecco.

Tante le persone che hanno sfidato caldo, zanzare e moscerini per sedersi sulla panche allestite al di fuori dei tendoni dell’Area Nava e ascoltare le parole del numero uno della Cgil nazionale. Sindacalisti in servizio o in pensione, amministratori pubblici (tra cui il vice sindaco Maurizio Maggioni con tanto di fascia tricolore) e anche esponenti del mondo del lavoro, come il direttore di Api Mauro Gattinoni.

La soddisfazione di Riva, Cgil Lecco

“Dopo 20 anni che non facevamo più la nostra festa, oggi siamo qui. Penso che questo sia un segno” ha dichiarato, con una certa soddisfazione, Diego Riva, segretario generale della Cgil di Lecco. La scena è stata poi letteralmente rapita da Landini, intervistato da Massimo Rebotti del corriere della Sera, a cui è toccato il compito di provare a tenere negli argini l’impetuoso sindacalista emiliano.

Diego Riva, della Cgil Lecco con Maurizio Landini

Il caso Sea Watch

La prima domanda non poteva non essere rivolta al caso Sea Watch. “Stamattina ho svolto una specie di indagine empirica entrando nei bar e raccogliendo le opinioni della gente sul caso che vede protagonista Carola Rackete – ha esordito il giornalista del Corsera – Per tutti quella barca ha violato la legge entrando in porto. Non rischiate di portare avanti una battaglia di minoranza?”.

Il giornalista Massimo Rebotti

Una domanda a cui Landini ha risposto portando l’esempio della donna di colore(Rosa Parks, ndr) che si sedette sull’autobus nel posto riservato ai bianchi: “Quella donna non poteva ma ha fatto una cosa sbagliata o no? Credo che il nostro primo compito sia entrare nei bar e smontare le balle che ci stanno raccontando. In primis sui numeri. A fronte di 90mila migranti abbiamo 120mila giovani italiani andati all’estero. Abbiamo 5 milioni e mezzo di lavoratori migranti che pagano qui contributi e pensioni. Mi chiedo se senza di loro il nostro paese sarebbe capace di andare avanti lo stesso”.

La Lega e il consenso “basato sulla paura”

Nel mirino è poi finito il vice premier Matteo Salvini: “Abbiamo un primo ministro che è stato capace di cogliere paure e preoccupazioni e trasformarli in consenso. Ma uno che gira per lavorare che colpa ha? Non accetto che diventi un mio pericolo qualcuno che è sfruttato come me. Dobbiamo sapere uscire da questa guerra tra poveri”.

Per Landini la Lega e anche altri partiti sono stati capaci di inserirsi nella rottura drammatica che si è creata tra mondo del lavoro e politica. “Abbiamo commissionato uno studio sull’astensionismo. C’è un pezzo di popolo del lavoro che oggi non si sente rappresentato da nessuno. E non si sente neanche di andare a votare. Le persone si sono sentite sole. Soprattutto in periferia. E questa solitudine ha alimentato la rabbia. Però se chi governa dimezza poi i voti, sono le politiche che ha portato avanti a essere state sbagliate”.

L’Italia, un paese spaccato

Il numero uno della Cgil non ha dubbi: l’Italia è oggi un paese spaccato, troppo diviso da Nord a Sud. Ci sono dei diritti, penso a quello alla salute, all’istruzione o al lavoro, che ognuno di noi deve avere al di là del posto dove nasce. Ci sono dei diritti sotto i quali non andare perché non è competizione, ma guerra tra i poveri”.

Per uscire da questo scenario, la ricetta è una sola: “Ricostruire l’unità del mondo del lavoro attraverso una nuova unità sindacale. Rimettere al centro la democrazia. Tagliare le unghie alla finanza”.

I casi lecchesi della Maggi e della Husqvarna

A margine dell’intervista pubblica, Landini ha risposto anche alle domande dei giornalisti sui casi delle crisi aziendali della Maggi di Olginate e della Husqvarna di Valmadrera: “E’ sotto gli occhi di tutti che sta aumentando la cassa integrazione e che la crescita del paese non c’è. Stiamo vivendo una situazione di rallentamento. Il punto centrale è che la politica industriale a oggi  non c’è. C’è bisogno di cambiare logica e rimettere al centro il lavoro e gli investimenti”.