Lo studio di tre agronomi, Giandomenico Borelli, Matteo Ghilardi e il lecchese Michele Dell’Oro, conferma la correlazione
La sperimentazione è stata condotta su tre appezzamenti in tre aziende olivicole della Provincia di Lecco
LECCO – La cimice asiatica (Halyomorpha Halys) è un insetto giunto da alcuni anni nel Nord Italia dall’Asia ed ormai insediato anche sul nostro lago. Uno studio condotto da tre agronomi lombardi ha mostrato una relazione tra cimice asiatica e cascola precoce delle olive. La ricerca è stata pubblicata su teatronaturale.it e più recentemente sulla rivista specializzata “Olivo e Olio”.
Tra le firme dello studio c’è anche quella del lecchese Michele Dell’Oro. Insieme a lui, Giandomenico Borelli e Matteo Ghilardi. Gli studiosi hanno monitorato tre oliveti nel lecchese per valutare la relazione tra il fenomeno della cascola verde e la cimice asiatica.
“Come noto da alcuni anni nel Nord Italia c’è stata una vera e propria invasione di questo insetto – ha spiegato Dell’Oro – quasi in concomitanza con un’espansione anomala del fenomeno della cascola verde che dal 2017 ha causato seri danni all’olivicoltura (si parla di perdite produttive del 90%, ndr). All’inizio le motivazioni della cascola anomala sono state attribuite alle condizioni ambientali sfavorevoli e in seguito a patologie fungine a carico dell’oliva. Entrambe queste ipotesi però non hanno spiegato completamente il fenomeno, dal momento che la sintomatologia è sempre apparsa analoga in tutti i diversi areali olivicoli del Nord Italia e l’impiego di fitofarmaci preventivi e curativi in nessun caso si sono mostrati efficaci”.
La cascola verde, come spiegato, si manifesta con caduta anomala e anticipata delle olive, in prevalenza verdi o con macchie necrotiche: “La resistenza dell’oliva al distacco è inferiore, basta un leggero stimolo esterno a determinarne la caduta – spiegano i tre agronomi nelle premesse al loro studio – questo fenomeno si sviluppa in un arco di tempo compreso tra la fioritura e l’indurimento del nocciolo, arrivando ad interessare l’intero ammontare di olive presenti sugli alberi”.
“Fra le altre osservazioni, negli oliveti monitorati, si è rilevata un’anomala presenza di cimice asiatica sulle chiome ed una specifica attività trofica dell’insetto sulle olive – hanno continuato gli esperti – analizzando il comportamento delle diverse fasi giovanili e degli adulti si è potuta osservare attentamente l’attività trofica delle cimici: abbiamo così verificato che l’insetto è in grado di inserire nell’oliva l’apparato boccale pungente succhiante fino a raggiungere i tessuti profondi dell’oliva, non ancora isolati dai tegumenti lignificati del nocciolo”.
Da quest’analisi i tre agronomi hanno progettato una sperimentazione incentrata “sull’ipotesi di una possibile relazione, diretta o indiretta, tra l’attività trofica delle cimici asiatiche e la cascola precoce delle olive”.
“La sperimentazione – ha spiegato Dell’Oro – è stata condotta su tre appezzamenti in tre aziende olivicole della Provincia di Lecco, che si affacciano sul Lago di Como. Abbiamo scelto oliveti in piena produzione con piante adulte della cultivar Leccino comprese fra i 15 e i 35 anni di età, isolato diverse branchette fruttifere trattate preventivamente con insetticida e in seguito introdotto in metà di quelle isolate alcuni esemplari di cimici di età variabile. Al termine del periodo di prova, in corrispondenza con l’avvenuto pieno indurimento del nocciolo, abbiamo quindi raccolto le diverse repliche per poter procedere alla fase finale di conta delle olive cascolate e di quelle sane ancora presenti sui rami”.
L’analisi statistica dei dati ottenuti non ha lasciato dubbi agli studiosi: “La differenza nella percentuale di olive cascolate fra i campioni con cimici e quelli senza è significativa. Nei campioni con cimice la percentuale di cascola è stata prossima o pari al 100%, meno del 90 in un solo caso, mentre in quelli senza cimice la cascola è stata rilevata con percentuali variabili dal 15 a 55%. E’ stato dunque possibile affermare che l’ipotesi dell’esistenza di una relazione causa-effetto tra l’attività trofica delle cimici asiatiche e la cascola verde dell’olivo sia alquanto convincente”.
Una scoperta che, come evidenziato, apre nuove prospettive di indagini e approfondimenti volti a risolvere il problema: “Va analizzata la suscettibilità al parassita da parte delle diverse varietà di olivo e l’eventuale responsabilità della cimice asiatica quale vettore di agenti fungini che colpiscono l’olivo”. I tre agronomi hanno concluso: “La sperimentazione che abbiamo condotto ha cercato di fare chiarezza su una problematica emergente e fino ad oggi controversa. L’auspicio è che anche in olivicoltura si possa dare il via ad un percorso concreto di studio con soluzioni efficaci per il contenimento di questo nuovo parassita, in grado di colonizzare anno dopo anno territori sempre più vasti”.