Film purtroppo poco pubblicizzato ma che ha ottenuto parecchi riconoscimenti:
– Orso d’Oro: Miglior Film
– Orso d’Argento: Migliore Interpretazione Femminile
– Orso d’Argento: Migliore Interpretazione Maschile
– Premio Oscar 2012 come miglior film straniero.
Il regista Asghar Faradhi vuole mostrare un aspetto della sua patria, l’Iran, che lo spettatore occidentale non conosce, una faccia del suo Paese diversa da quella che si può vedere solo tramite la televisione.
Ma non è facile fare cinema oggi in Iran soprattutto se ci si è espressi in favore di Yafar Panahi condannato per attività contrarie al regime.
Ma Faradhi sa, come i veri autori, aggirare lo sguardo rapace della censura proponendoci una storia che innesca una serie di domande sotto l’apparente facciata di un conflitto familiare. Il regista non ci offre facili risposte (finale compreso: un vero colpo da maestri. Vale la pena vedere il film solo per il finale!), ma i problemi che pone sono di non poco conto per la società iraniana.
Il film inizia con una problema molto sentito in Iran: per un minore è meglio cogliere l’opportunità dell’espatrio oppure restare in patria, soprattutto se femmina?
Le protagoniste positive finiscono con l’essere le due donne. Entrambe con i loro conflitti interiori, con il peso di una condizione femminile in una società maschilista e con il loro continuo far ricorso alla razionalità per far fronte alle difficoltà di ogni giorno. Comica agli occhi di un occidentale – e per questo motivo ancora più agghiacciante – è la telefonata che la badante fa all’ufficio preposto ai comportamenti conformi alla religione per sapere se possa o meno cambiare i pantaloni del pigiama al vecchio ottantenne che si è orinato addosso.
Sul fronte opposto della barricata finiscono per trovarsi gli uomini i quali si aggrappano a preconcetti che impediscono loro di percepire la realtà in modo lucido.
Da sapere: il cinema iraniano deve sottostare a determinate regole. Alle donne è proibito mostrarsi a capo scoperto in pubblico, pertanto i registi sono obbligati a farle recitare con chador o foulard vari anche quando le scene si svolgono all’interno delle mura domestiche narrativamente in assenza di sguardi estranei stravolgendo quindi la rappresentazione della realtà.
Scheda del film
Regia: Asghar Farhadi
Paese: Iran
Anno: 2011
Durata: 123’
Genere: drammatico
Attori: Peyman Moadi, Leila Hatami, Sareh Bayat, Sarina Farhadi, Babak Karimi, Ali-Asghar Shahbazi, Shirin Yazdanbakhsh
Trama.
Nader e Simin hanno ottenuto il visto per lasciare l’Iran ma Nader si rifiuta di partire e abbandonare il padre affetto da Alzheimer. Simin intende chiedere il divorzio per partire lo stesso con la figlia Termeh e, nel frattempo, torna a vivere da sua madre. Nader deve assumere una giovane donna, Razieh, che possa prendersi cura del padre mentre lui lavora, ma non sa che la donna, molto religiosa, non solo è incinta ma sta anche lavorando senza il permesso del marito. Ben presto Nader si troverà coinvolto in una rete di bugie, manipolazioni e confronti, mentre la sua separazione va avanti e sua figlia deve scegliere da che parte stare e quale futuro avere.
Trailer
Francesca Numerati