Vittorio Sgarbi a Lecco
La lezione del critico d’arte chiude l’esposizione sul Tintoretto
LECCO – Pungente e sarcastico senza risparmiare nessuno, come sempre, anche a Lecco. Vittorio Sgarbi parla nell’aula magna del Politecnico colma di persone ad accoglierlo. Il suo intervento chiude la mostra “Il mistero nell’arte. Tintoretto rivelato” che ha portato il quadro dell’Annunciazione dipinto dall’artista del ‘500 a Palazzo Paure.
Due mesi di mostra, 120 ragazzi degli istituti del territorio a fare da guide e oltre 22mila visitatori. Sono i numeri dell’esposizione. “Qui a Lecco c’è un’armonia di poteri e valori” commenta Vittorio Sgarbi citando i tre attori che hanno mosso le fila dell’organizzazione: monsignor Davide Milani, il sindaco Virginio Brivio con l’Amministrazione comunale e il collezionista privato proprietario della tela.
L’esordio della lezione del critico d’arte è d’attualità, sulla scelta dell’università americana di Yale di escludere il Rinascimento italiano dai piani di studi: “Le motivazioni sono da imbecilli, dicono che sia eterosessuale, maschile e bianco”. Poi gli affondi alla politica, i riferimenti al crocefisso messo in bella mostra dal leader leghista Matteo Salvini di fronte ai media e le polemiche sulla presenza o meno del simbolo religioso nelle scuole. “Dobbiamo essere orgogliosi della nostra tradizione cristiana” è il monito che rimbomba al Politecnico.
Dietro le sue spalle scorrono slide delle opere più famose e dei particolari dipinti: “Serve confrontare i pittori per comprendere al meglio ogni quadro. Nell’ Annunciazione del Tintoretto è tutto sontuoso l’inginocchiatoio è intarsiato, l’alcova è bellissima, con tre materassi, come la principessa sul pisello – dice suscitando le risate del pubblico – Gli interni sono tipici delle abitazioni aristocratiche veneziane. L’esecuzione pittorica fa intendere il gusto italiano, è la scuola veneziana carica, piena d’umori. Il Tintoretto rappresenta la sorpresa della Madonna nel vedere l’angelo e pensa: “Chi è? È uno stalker, chiamo la Polizia”, che ne sa che è un angelo, le sembra un travestito”. Le nozioni storiche ed artistiche si fondono all’ironia suscitando risate e catalizzando l’attenzione.
“Spero di aver detto qualcosa in più – conclude Sgarbi -. Vi raccomando di essere prima di tutto buoni cristiani, non di essere certi che Dio c’è, ma certi che l’arte è la dimostrazione dell’esistenza di Dio. L’uomo non può star fermo senza raccontare la propria anima, il dipinto del Tintoretto ci dice che Dio c’è” conclude.