Sono due racconti pubblicati dalla casa editrice Del Faro
Due racconti con due voci inattese dai “Promessi Sposi”
LECCO – Due racconti che nascono da due grotte, quella da cui fuoriesce tambureggiante il Fiumelatte e quella che nel ventre della Grigna custodisce un tesoro di ghiaccio anche d’estate.
S’intitola Latte e Ghiaccio l’ultimo libro dello scrittore e saggista Stefano Motta, edito dalla casa editrice Del Faro. Già preside del Collegio Villoresi di Merate, componente della giuria del premio letterario Manzoni, Motta è voluto tornare con questa pubblicazione al “suo” Manzoni.
L’immagine dello scrittore tanto caro ai lecchesi (e non solo) campeggia subito in copertina, tratta dalle xilografie che ornano l’edizione cosiddetta “Quarantana” dei “Promessi Sposi”, suggerendo da subito la presenza di un sottotesto imprevisto nei due racconti che compongono il libro. “Latte e Ghiaccio” raccoglie infatti due racconti dal titolo omonimo, che prendono lo spunto da due luoghi suggestivi delle nostre montagne lecchesi: l’antro da cui fuoriesce tambureggiante il Fiumelatte e la cosiddetta “Ghiacciaia di Moncodeno”, che nel ventre della Grigna custodisce un tesoro di ghiaccio anche d’estate.
Due racconti con due voci inattese dai “Promessi Sposi”, quasi due apocrifi manzoniani, per un’unica storia dantesca di discesa nelle viscere, di risalita e di rinascita.
Latte
Fiumelatte appare e scompare come un fantasma, ma un fantasma devoto e puntuale. Incomincia a scorrere dalla sua bocca il 25 marzo di ogni anno – la Festa dell’Annunciazione – e smette il 7 ottobre, festa della Madonna del Rosario. Si inaridisce coi primi geli invernali della montagna da cui provengono le sue acque e sparisce per tutto l’inverno.
Da dove nasca davvero nessuno lo sa. Si narra che tre uomini abbiano provato a penetrare oltre la bocca come prova per conquistare la mano di una bellissima fanciulla del luogo, e ne siano riemersi dopo alcuni giorni forsennati e invecchiati di cent’anni, per morire dopo soli tre giorni…
Ghiaccio
Alla fine del Seicento il geologo Nicolò Stenone esplora la grotta del Grignone detta “la giazzéra”, e ne stila un resoconto di osservazione molto dettagliato. Nella finzione narrativa lo accompagna un personaggio letterario minore di un romanzo che proprio in quei luoghi e proprio in quei tempi era ambientato, e la storia che gli racconta è davvero molto particolare…