MILANO – Ieri mattina, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Milano Porta Monforte, hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere per i reati di violenza sessuale aggravata, sequestro di persona e lesioni personali aggravate emessa dal Gip presso il Tribunale di Milano nei confronti di un 50enne, di Milano, amministratore unico di una nota azienda farmaceutica del capoluogo.
L’attività investigativa trae origine dalla denuncia presentata da una studentessa universitaria di 21 anni che aveva riferito ai militari di essere stata invitata ad un incontro di lavoro tra imprenditori del settore farmaceutico finalizzato ad uno stage formativo presso l’azienda e di aver perso completamente i sensi dopo aver bevuto un caffè.
La ragazza aveva precisato di essersi risvegliata presso la propria abitazione, ancora stordita e con addosso i vestiti indossati la sera precedente. La perquisizione domiciliare eseguita, dopo qualche giorno, presso l’abitazione dell’indagato aveva permesso di rinvenire, occultate in una nicchia a scomparsa della cucina, due confezioni del medicinale “Bromazepam” (ansiolitico della famiglia delle benzodiazepine).
Gli ulteriori approfondimenti investigativi, espletati in collaborazione con il Nucleo Investigativo di Milano, hanno consentito di accertare, anche mediante attività tecnica, (tabulati telefonici, immagini estrapolate dagli impianti di videosorveglianza e dei dati gps registrati dallo smartwatch in uso alla vittima) nonché da accertamenti informatici eseguiti su vari telefoni e computer utilizzati dall’imprenditore, che quest’ultimo, in data dopo aver invitato la giovane vittima alla presunta riunione di lavoro, le avrebbe somministrato, mescolandola con un caffè e un succo d’arancia, un’elevata dose di benzodiazepine.
Secondo gli inquirenti, l’imprenditore le avrebbe in questo modo causato un’intossicazione con avvelenamento “al solo fine di privarla della libertà personale, trattenendola presso la propria abitazione contro la sua volontà fino al mattino seguente” e “porla in uno stato di incapacità di volere e di agire per abusarne e fotografarla”.
L’uomo, preoccupato dall’esito della perquisizione e dalle indagini in corso, avrebbe addirittura tentato di crearsi un alibi, non solo inducendo i propri familiari e amici a rendere dichiarazioni compiacenti, ma anche accusando la studentessa e la sua famiglia di un tentativo di estorsione ai suoi danni al solo fine di affinare la propria strategia difensiva.
Sono in corso ulteriori accertamenti volti ad identificare le altre donne che, in passato, potrebbe aver subito abusi sessuali da parte dell’indagato con lo stesso modus operandi.
A tal fine, i carabinieri hanno invitato “coloro che abbiano incontrato l’imprenditore, accusando successivamente uno stato d’incoscienza, a contattare immediatamente i Carabinieri della Compagnia Milano Porta Monforte”