Il Premio Manzoni alla Carriera a Liliana Cavani, regista ‘innamorata della storia’

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liliana cavani premio manzoni alla carriera 2022
Liliana Cavani riceve il Premio Manzoni alla Carriera 2022

La cerimonia si è svolta in Camera di Commercio

La cineasta premiata ha raccontato il suo percorso: “La storia è la  ‘molla’ per il mio cinema”

LECCO – E’ stata la regista emiliana Liliana Cavani, 89 anni, a ricevere il Premio Manzoni alla Carriera 2022, il prestigioso riconoscimento targato 50&Più Lecco assegnato a personalità che ‘hanno in modo visibile perseguito e rappresentato ideali di alto impegno culturale e civile’.

liliana cavani premio manzoni alla carriera 2022La cerimonia si è svolta sabato sera presso l’auditorium della Camera di Commercio. Prima della consegna del premio, Cavani ha dialogato con il giornalista Massimo Bernardini, conduttore televisivo Rai, e il professore Stefano Motta, parte della giura del Premio Letterario Internazionale Alessandro Manzoni Città di Lecco (quest’anno assegnato allo scrittore Pino Cacucci, ndr).

“Una grande regista, innamorata della storia, una donna laica che si è appassionata alla vita e al messaggio di San Francesco”. Nella storia del Premio Manzoni alla Carriera Liliana Cavani è la terza donna a ricevere il riconoscimento: prima di lei erano state nel 2014 Giulia Maria Mazzoni CrespiDacia Maraini nel 2016. La cineasta ha diretto grandi pellicole quali ‘Il portiere di notte’, ‘Interno berlinese’ e ‘Francesco’, film ricordati durante la chiacchierata con Bernardini e Motta.

liliana cavani premio manzoni alla carriera 2022Ma qual è il nesso che lega una regista ad un premio che porta il nome di uno scrittore? “Possiamo dire che Alessandro Manzoni è stato un regista, a suo modo – ha spiegato Motta – Basti pensare ai Promessi Sposi, l’inizio sembra un’inquadratura: una carrellata di immagini fatte quasi con un drone. Manzoni fa del cinema senza saperlo, il suo racconto si vede. Ecco perché non è strano assegnare questo premio ad un regista. Liliana Cavani è poi una donna innamorata della storia, da sempre ‘ingrediente’ principale dei suoi lavori”.

La storia, in effetti, è stata per Liliana Cavani ‘molla’ fondamentale per fare cinema, come ha raccontato. “Prima di diventare regista, negli Anni ’60 Liliana è stata una grande documentarista per la Rai, realizzando dei veri capolavori – ha ricordato Bernardini che ha lavorato fianco a fianco con Cavani per il suo programma ‘Il Tempo e la Storia’ – ha raccontato il Terzo Reich, il periodo staliniano, ha fatto una brillante inchiesta sul problema abitativo in Italia negli anni ’60. Ma una delle sue opere più grandi che consiglio a tutti di vedere su Raiplay è il documentario sulle donne partigiane. Liliana è andata ad intervistare donne che erano ‘pezzi vivi’ nel nostro paese, tra i 35 e 40 anni, che hanno raccontato la loro Resistenza”.

liliana cavani premio manzoni alla carriera 2022Un viaggio che ha portato la regista da Torino a Roma, incontrando donne e storie incredibili: “Nell’immaginario comune le donne partigiane sono quelle che portano medicine, alimenti e messaggi segreti agli uomini, non è così – ha ricordato Cavani – erano donne che combattevano con le armi, venivano imprigionate, torturate. Ho incontrato persone e storie di passione, lotta e dolore. Storie dimenticate”.

Una storia, quella raccontata da Cavani, legata spesso al tragico periodo della Seconda Guerra Mondiale: “La storia rimane malata, purtroppo – ha commentato – e la violenza non è mai finita, lo vediamo oggi con i nostri occhi. Nel V secolo avanti cristo, Tucidide scrive la Guerra del Peloponneso e parla tra le altre cose dell’invasione di un’isola nel Mar Egeo. Ricordo bene quel passo, si narra che dopo la conquista tutti gli abitanti dell’isola, civili innocenti, vennero sterminati. Tucidide già allora commentava che gli dei non avrebbero mai potuto perdonare questa cosa. Oggi guardo il telegiornale e vedo il massacro in Ucraina e mi chiedo: è possibile che non abbiamo imparato niente? Evidentemente manca qualcosa in noi come umani. Questo non può accadere, eppure accade”.

liliana cavani premio manzoni alla carriera 2022Il discorso ha poi toccato uno dei suoi capolavori, ‘Francesco’, dedicato all’omonimo santo. “Mi sono avvicinata a questa figura per caso – ha raccontato la regista – l’allora direttore di Rai 3 mi chiese di fare un documentario su San Francesco per il 4 ottobre, non sapevo bene da che parte cominciare, la mia famiglia era atea, non conoscevo per niente la figura, la associavo solo a quell’uomo che parlava con gli animali. Per approfondire ho comprato il libro ‘La vita di San Francesco’, un libro del 1896. L’ho trovato un romanzo di formazione fantastico, mi ha dato un sacco di spunti. E ho capito che Francesco è il santo più noto e amato perché ciò che predica è la chiave della vita: siamo fratelli. E ha dovuto lottare, anche contro coloro che dicevano di seguirlo”.

liliana cavani premio manzoni alla carriera 2022Un’opera, quella dedicata a Francesco, che Liliana studia e rivede per ben tre volte: la miniserie del 1966, seguita a distanza di ventitré anni dal film del 1989 ‘Francesco’ e poi nel 2014 di un’altra serie. “Un altro punto di incontro con Manzoni – ha osservato Motta – che produce tre edizioni dei Promessi Sposi. E’ quindi molto manzoniana questa pazienza dell’artista e regista Liliana Cavani di restare sull’opera della sua vita per vent’anni”.

Attualmente Cavani sta lavorando ad un film ispirato al libro del fisico Carlo Rovelli ‘L’ordine del tempo’. Nessuna anticipazione da parte della regista, che si è limitata a dire: “Il tempo è qualcosa che ci tormenta, fondamentalmente. Tutti noi viviamo con l’orologio. La lettura del libro mi ha ispirato un film dedicato alla paura del tempo”. Non resta che aspettare di vedere l’opera conclusa nelle sale. Nel cast registi del calibro di Alessandro Gassmann, Claudia Gerini ed Edoardo Leo.

liliana cavani premio manzoni alla carriera 2022Al termine della chiacchierata sul palco sono saliti l’assessore Giovanni Cattaneo, il presidente di 50&Più Lecco Eugenio Milani, il presidente di Acinque Energia Giuseppe Borgonovo e il prevosto di Lecco Mons. Davide Milani che hanno portato il loro saluto e ringraziamento a Liliana Cavani, prima di consegnarle il Premio Manzoni alla Carriera con la seguente motivazione: “L’arte come indagine manzoniana sulla Storia, il cinema come linguaggio d’unione tra l’umano e il trascendente”.

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