Intervista di fine anno al presidente di Confcommercio Lecco, Antonio Peccati
Dalle difficoltà del settore agli attriti con l’amministrazione comunale. L’appello: “Servono ascolto e collaborazione”
LECCO – Abbiamo incontrato il presidente dei commercianti lecchesi Antonio Peccati per un’intervista di fine anno, occasione per fare un bilancio riguardante il settore e l’associazione.
Come ha vissuto il commercio questo 2022 che va a concludersi?
“Quello trascorso è stato un anno ancora difficile: dopo il Covid e le sue ripercussioni sulle attività economiche è arrivata la guerra e pian piano ci siamo accorti delle sue conseguenze che, come sempre in questi casi, vengono pagate dai più deboli. L’inflazione è tornata a correre e con essa sono risaliti i tassi d’interesse, quindi i mutui sono incrementati dallo 0,70% a 2,70%, uno sbalzo avvenuto in soli sei mesi dopo due anni di riduzioni, al contrario delle buste paga rimaste tali. Poi è arrivata la speculazione sulle materie prime e quindi sull’energia con il caro bollette che, per molte attività già provate dalle chiusure dovute alla pandemia, significa trovarsi al bivio se chiudere o proseguire l’attività pur con margini di guadagno ridotti ai minimi o addirittura in perdita. In queste difficoltà, il ruolo dell’associazione diventa ancora più importante e come Confcommercio siamo stati vicini ai nostri associati, cercando di supportarli”.
Citava la guerra e all’esterno della vostra sede, in piazza Garibaldi, è ben visibile la bandiera ucraina. Un gesto che ha sicuramente un’importanza simbolica…
“L’ho voluta fortemente. Sono convinto che bisogna sempre essere dalla parte dei più deboli, chi è forte si difende da solo. Penso anche che, soprattutto chi ha ruoli di responsabilità, debba tenere conto in particolar modo del tempo, spesso speso in discussioni inutili. Il tempo però non torna, è la cosa più preziosa che abbiamo, dobbiamo spenderlo al meglio facendo bene il nostro lavoro”.
Tornando a questioni più locali, quali sono le situazioni che vanno a penalizzare il commercio in questo momento?
“Per tenere aperte le attività commerciali di una città è necessario sostenerle quando hanno bisogno, purtroppo abbiamo assistito ad un atteggiamento miope da parte dell’amministrazione comunale di Lecco in particolare sul regolamento per l’occupazione degli spazi pubblici. Lecco avrà più turisti, ma con meno tavolini la gente non troverà posto e andrà altrove. Per i commercianti meno tavolini significa riduzione di fatturato e ma anche posti di lavoro in meno. Serve equilibrio se si vuole una città bella per i cittadini e per chi la vuole frequentare. Quello che chiediamo all’amministrazione comunale è maggiore collaborazione: se vogliamo il bene della città non deve esserci questo braccio di ferro. Lo stesso vale per la viabilità che è un fattore importante per rendere più o meno attrattiva una città ai visitatori. A questo si aggiunge la perdita, da parte del Comune di Lecco, del contributo per il Distretto Urbano del Commercio, soldi che non arriveranno alle imprese, oltre ai finanziamenti sfumati per il lungolago. Sono questioni che pesano”.
Giudizio negativo dunque sull’attuale amministrazione comunale?
“Non voglio alimentare polemiche, non servono a nessuno. Serve invece più ascolto, perché certe decisioni possono creare scontento e quando l’argomento è il lavoro possono significare problemi economici per gli esercenti, i loro dipendenti e per le loro famiglie. Non si riduce oggi alla sola perdita di fatturato per il commercio, la città rischia di perdere la sfida del domani. Ci sono diversi progetti in corso grazie ai fondi del Pnrr e per le olimpiadi, opere che devono essere eseguite entro il 2026 altrimenti i soldi torneranno all’Europa e ci ritroveremo con tanti cantieri aperti in casa. In questo momento c’è bisogno di lavorare insieme, senza divisioni. Lo avremmo chiesto a chiunque fosse il sindaco in carica”.
Guardando invece alla Camera di Commercio, come giudica il percorso fatto dopo l’unificazione con Como? Quanto è reale il rischio che Lecco conti sempre meno rispetto ai ‘cugini’ comaschi?
“Sono i numeri che dettano gli equilibri: in Giunta Lecco può contare su tre rappresentanti, Como invece su sei. Detto questo, credo che il presidente Marco Galimberti abbia fatto un buon lavoro, non era semplice gestire la transizione. Pensiamo che ora, dopo una presidenza comasca, sia necessaria un’alternanza dunque con un presidente esponente del ramo di Lecco ma con un’ampia intesa. La futura Giunta dovrà essere ancora più compatta di quella attuale. Bisogna sempre più ragionare come un’unica Camera di Commercio per sfruttare al meglio l’occasione offerta dalla fusione.
A Lecco proseguono i lavori a Palazzo Ghislanzoni, vostro ulteriore spazio recentemente acquisito. Come procedono gli interventi e quali attività vi saranno ospitate?
“Stiamo andando avanti con i lavori, contiamo di terminare l’edificio che affaccia su via Roma per settembre, lì troveranno spazio due negozi al piano terra, mentre al primo piano ci sarà il Fondo di garanzia: gli altri locali saranno adibiti ad uffici che poi saranno affittati. L’aumento dei costi ha inciso sui lavori e sul budget previsto, abbiamo quindi deciso di posticipare per il momento l’avvio degli interventi sullo stabile interno destinato ad ospitare la nostra area formazione e il progetto di ‘doposcuola’ per gli studenti, figli dei nostri associati, dove i bambini potranno fare i compiti, giocare e attendere in sicurezza l’arrivo dei genitori alla fine dell’attività lavorativa”.
La formazione è un aspetto importante per Confcommercio: l’ultimo esempio è il corso di orientamento e formazione svolto con l’istituto Parini. Come è andata? In futuro pensate di ampliare questa iniziativa ad altre scuole?
“E’ stato un successo, siamo molto contenti dell’esito di questa iniziativa. L’auspicio è di ampliare la platea di studenti, vedremo quanto sarà possibile. Il corso ha un costo importante, sostenuto quasi completamente dall’associazione per rendere possibile la partecipazione ad un prezzo ridotto e accessibile a tutte le famiglie interessate”.