LECCO – Continua il duro confronto sul Piano Cave e nella mattinata di martedì si è svolta la seconda seduta della Conferenza di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), presieduta dall’assessore Carlo Signorelli, sulla nuova pianificazione delle attività estrattive in provincia di Lecco. Un appuntamento atteso, soprattutto dalle associazioni contrarie al progetto di nuove escavazioni sul territorio lecchese, e che ha visto riempirsi la Sala Consigliare della Provincia di Lecco di cittadini e di amministratori dei Comuni coinvolti dal progetto.
All’ordine del giorno i dati sul fabbisogno provinciale di sabbia/ghiaia e roccia, che dovrebbero determinare l’ampiezza del piano di scavi e che, come in molti tra il pubblico hanno ricordato, “erano attesi da almeno dieci mesi”.
Tali statistiche stimano in 9 milioni di metri cubi di sabbia e ghiaia le necessità della provincia per i prossimi dieci anni, con un trend in discesa rispetto al periodo 2001-2009, nel quale ne sarebbero stati utilizzati 17 milioni; il calcolo nasce da stime Istat relative al costruito effettivo nel lecchese. Dai 9 milioni di metri cubi complessivi, ne verranno detratti 185 mila all’anno recuperati da fonti alternative (materiale edile riciclato), per un residuo di oltre 7 milioni da ottenere attraverso le escavazioni.
Per quanto riguarda il fabbisogno di materiale roccioso, si è guardato ai volumi medi di estrazione negli ultimi dieci anni di ogni azienda scavatrice, e le quantità loro richieste per la nuova autorizzazione: partendo da volume annuo di complessivi 602.200 metri cubi, le ditte coinvolte avrebbero richiesto, in media, 1.160.000 metri cubi di roccia da poter scavare ogni anno. Solo la Holcim, dagli attuali 100 mila metri cubi annui, avrebbe quintuplicato la quantità richiesta.
I dati non hanno tranquillizzato gli amministratori dei Comuni presenti alla conferenza: le amministrazioni di Civate, Annone B.za, Verderio Inferiore e Missaglia, hanno ribadito la contrarietà a progetti estrattivi nel proprio territorio di competenza. Lo stesso hanno dichiarato i rappresentati delle associazioni, riunite nel Coordinamento Cornizzolo, e dei parchi del Curone e del Monte Barro.
L’obbiezione principale, sollevata in gran parte dei loro interventi, è stata rivolta in primis dal sindaco di Annone Brianza, Carlo Pasquale: “Con la pesante crisi che sta colpendo l’edilizia, e la presenza di altri scavi ancora fruttabili sul territorio, quale esigenza impone oggi l’apertura di nuove cave e lo sfruttamento di altre fette di territorio?”