A tu per tu sull’Isola Viscontea con la bella Arianna Errigo

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LECCO – Qualcuno mi ha sussurrato: “Hai intervistato Zorro?”. Non avevo capito. Impossibile associare la figura nera del vendicatore mascherato a quella di una persona gentile, dal portamento elegante e di una bellezza rassicurante. Arianna Errigo ha fatto tappa a Lecco ieri, domenica, in occasione della presentazione della squadra femminile di basket Starlight Valmadrera che quest’anno festeggia il suo 25° anno di vita, presentazione che si è svolta sull’isola Viscontea (vedi articolo).

Un’occasione che non ci siamo lasciati sfuggire per un’intervista a tu per tu con l’argento nel fioretto di Londra 2012 ottenuto prima liquidando in semifinale la tre volte campionessa olimpica Valentina Vezzali, poi perdendo l’oro per una sola stoccata contro Elisa Di Francisca.

Hai vinto la Coppa del Mondo, l’Olimpiade a squadre. Quanto ti brucia ancora aver perso la medaglia individuale all’ultima stoccata alle Olimpiadi di Londra?
“Mi brucerà per sempre. Il mio sogno era vincere la medaglia individuale. Averla solo sfiorata, dopo essere stata in vantaggio, è una cosa che non mi va ancora giù.”

Come è iniziata questa tua passione?
“E’ stata mia madre. Aveva visto la scherma in televisione alle olimpiadi e a 6 anni mi ha mandato in palestra. A oggi la ringrazio, è uno sport tecnico, che allena fisico e mente. E soprattutto è una sfida contro un avversario…”

 

Ti ha dato soddisfazione battere Valentina Vezzali alle Olimpiadi?
Lei garbatamente conferma che è sempre bello , che l’aveva già fatto agli Europei ma “Battere unacampionessa come la Vezzali dà sempre soddisfazione, mi era già capitato agli europei, ma ai Giochi Olimpici, dove era imbattuta da anni, è stato fantastico. In fin dei conti Valentina è la punta di diamante del fioretto femminile italiano da molte stagioni, tutti la conoscono. Il nostro è uno sport minore, in pochi sanno che avevo già vinto diverse volte contro di lei”.

 

La “perfect season” solo sfiorata arriva dopo un 2011 piuttosto buio. Eliminata al primo turno ai mondiali di Catania nell’individuale come ti sei sentita?
“Non mi accadeva da quando ero quindicenne… A Catania ero troppo stressata. Fantastica in allenamento, troppo tesa in pedana. Purtroppo uno dei miei difetti è la mancanza di equilibrio. Devo trovare più costanza nella mia carriera”.

Una carriera la tua che sembra un ottovolante: fuori dalla squadra olimpica nel 2008 e vincitrice della Coppa del Mondo – partendo dal 117° posto in graduatoria… – l’anno seguente. Dai disastri siciliani sei uscita con una stagione quasi immacolata. Sei caduta e ti sei rialzata. Insomma una guerriera…
“Esatto, mi allenavo a Como, ma il mio maestro Giovanni Bertolaso è emigrato in Germania. Dopo il fallimento della Comense, lo stipendio federale non era sufficiente. Non se ne è andato per soldi, come hanno malignato in molti, ma per spirito di sopravvivenza. Non sono cambiata dopo le Olimpiadi – confessa – anche se molte cose intorno a me lo sono. Il telefono squilla più volte, gli sponsor mi cercano e mi invitano più spesso in televisione. Capita anche che mi riconoscano in strada, una cosa che mi fa piacere”.

La tua vita è la scherma?
“La vita è altro, non c’è solo quello. Mi piace ballare, viaggiare, fare surf. Ho fatto anche il test a Roma per iscrivermi al corso universitario di Tecniche Ortopediche. A giorni saprò se mi avranno ammessa…”

Stimoli. Passione. Il non aver vinto l’oro individuale come ti fa sentire?
“Mi darà nuovi stimoli per il futuro. Penso che se avessi vinto anche quello forse mi sarei sentita appagata. Magari avrei cambiato arma e sarei passata alla sciabola per trovare nuove motivazioni…”

A proposito di futuro, ti dispiacerà che il fioretto non farà la gara a squadre a Rio 2016?
“No, io punto all’individuale. Piuttosto, il fatto che non ci sarà una gara a squadre farà si che ogni nazione possa portare solo due atlete. Per me non è un problema. Se ci sarò è perché me lo sarò meritato. Altrimenti vuol dire che non sarei stata competitiva, ed è giusto che rimanga a casa”.