Dire no, a fin di bene
Due anni fa, nel corso di una trattativa con un potenziale cliente, abbiamo consapevolmente detto «No» ad un nuovo contratto, consigliando di non aprire un e-commerce all’imprenditore che ci aveva contattati.
Ne abbiamo poi fatto un caso di successo, spiegando già in questa Rubrica perché a volte è meglio NON aprire un ecommerce.
L’imprenditore in questione era convinto che, a causa della pandemia da Covid-19, il suo business sarebbe potuto ripartire solo grazie ad un negozio online. Voleva vendere in rete i suoi prodotti, per altro caratterizzati da una marginalità ridotta.
A complicare il progetto anche il doversi approcciare ad un settore poco segmentato e gestire le tematiche afferenti la logistica della merce: in entrambi gli ambiti, tempi e costi da dettagliare e concorrenti “importanti” da affrontare, Amazon su tutti!
Dati alla mano, abbiamo convinto a non procedere l’imprenditore che, a distanza di anni, continua a ringraziarci per il «No positivo» a quel progetto che avrebbe potuto affossare il suo business!
Come si fa a dire «No» senza ferire il nostro interlocutore?
Come si può evitare la sensazione di rifiuto?
Come si può trasformare un «No» in un «No positivo»?
Il segreto sta nell’utilizzare consapevolmente le parole affinché conducano alla soddisfazione di entrambi gli interlocutori!
Sì, No, Ma, E
Le parole, nella comunicazione di tutti i giorni e in particolare sul lavoro, sono molto importanti.
Prendi ad esempio: Sì, No, Ma, E.
Queste quattro brevi e apparentemente insignificanti parole popolano le tue frasi quotidianamente e, all’interno di una frase, ne possono modificare profondamente il senso.
Ma/E
Prova a sostituire le due congiunzioni nella stessa frase.
«Oggi c’è il sole ma domani pioverà»
Come percepisci questa frase? Dove va la tua attenzione?
Prova a rileggerla e a ripeterla nella mente per percepire le emozioni che ti provoca.
Ed ora leggi questa frase:
«Oggi c’è il sole e domani pioverà»
Come ti suona?
Dove si concentra la tua attenzione??
Se nella prima versione la presenza del «MA» ti orienta sulla seconda parte della frase («domani pioverà»), cancellando il beneficio della prima parte («oggi c’è il sole»), nella seconda versione la presenza della congiunzione «E» cambia completamente la tua percezione della frase, bilanciando le due parti.
Ora tocca a te: scrivi due brevi frasi e sperimenta la versione con il «MA» e la versione con la «E».
La “magia” del cambio di congiunzione (avversativa la prima, positiva/affermativa la seconda) muta completamente il significato della frase.
No
Vogliamo parlare della forza del «No»? Difficile da dire e difficile da ricevere!
Ne va fatto un uso consapevole, senza cancellarlo a priori: dire «No» è utile e talvolta anche necessario, quando le situazioni sono disfunzionali o di difficile gestione.
Il «No», inserito all’interno di una frase, viene percepito in un secondo momento.
Se ti dico: «Non pensare agli elefanti», a cosa pensi?
Questa domanda evidenzia un processo che avviene all’interno della tua mente, quando viene pronunciato un «no» in una frase: il «no» viene letto dal tuo cervello in un secondo tempo.
Se ti dico: «Non preoccuparti» in prima battuta ti preoccuperai.
Questo processo cognitivo è utile per scegliere cosa e come dirlo per orientare la comunicazione verso obiettivi specifici e allontanarla da possibili situazioni problematiche!
Sì, e…
«Sì, e… » invece è un interessante escamotage in grado di attenuare una divergenza di opinioni.
Quando ti trovi su posizioni opposte e devi negoziare una soluzione utile per tutti (scelta saggia e consigliabile!), potresti rispondere con un «Sì, e… » dove:
- «Sì» accetta la posizione del tuo interlocutore
- «E» lo conduce verso il tuo “punto di vista”
«Sì», «No», «Ma», «E» sono affermazioni, negazioni, congiunzioni avversative o positive che costellano i tuoi discorsi e le tue presentazioni.
Riconoscerle nelle conversazioni e allenarsi ad usarle con consapevolezza, può aumentare di molto la tua efficacia come comunicatore.
Il «No positivo»
Dire e/o sentirsi dire di «No» non è mai bello.
A volte dici «No» per paura, per non scontentare o per senso del dovere. Non facendolo, quando invece sarebbe necessario, rischi di trovarti in situazioni complesse, di difficile gestione e in stato di disagio.
È altresì vero che ricevere un «No» risulta spesso fastidioso
A volte interpreti il «No» su un piano personale (raramente è da considerare tale!) correndo il rischio, specialmente in ambito lavorativo, di sentirti rifiutato.
Ma allora, com’è possibile «dire no»?
Costruendolo con una struttura ad albero:
- Le radici = Sì
- Il tronco = No
- I rami = Sì
Le radici sono il tuo «Sì».
Quel «Sì» che risponde alla domanda: «Perché dico di no?».
Sembra un gioco di parole, ma pensare qual è il «perché» al tuo diniego, ti aiuta a riflettere sulle tue ragioni… e la tua autostima.
Ti da modo di riflettere su cosa è effettivamente utile a te nella situazione che ti trovi a gestire.
Il tronco dell’albero è il tuo «No».
È l’affermazione del «No», tanto più solido quanto più profonde sono le radici.
Maggiore e consolidato è il tuo perché, più stabile e interiormente sicuro è il tuo «No».
Il tuo «No» così sostenuto è anche argomentato: nulla vieta di argomentare il perché del tuo «No», se la situazione lo consente.
L’argomentare – mantenendo sempre una distanza emotiva – riduce l’impatto del «No» su chi lo riceve ed evita che si generino escalation.
I rami dell’albero sono il «Sì» di chiusura.
Un «Sì» presentato a chi riceve il «No» per offrirgli una via di uscita.
Ricevere un altro «No» potrebbe compromettere la tua comunicazione.
Far seguire un «Sì» al tuo «No», apre una porta al dialogo e offre una gratificazione al destinatario del precedente «No»
«Sì – No – Sì» è uno schema molto semplice su cui costruire il rifiuto nei confronti di qualcosa.
Uno fondamentale modello di negoziazione da allenare quotidianamente durante le conversazioni nelle quali ti trovi in disaccordo o in difficoltà nel dire «No»!
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Appuntamento al prossimo articolo con Alleanza Digitale a cura di Creeo Studio.
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Fonte: www.fastwebdigital.academy/on-demand/gestire-i-conflitti-nella-comunicazione