Il Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”: “Un gesto giusto per chiedere verità e giustizia”
OGGIONO – A Oggiono, un gesto di memoria e impegno civile prende forma in uno spazio verde. L’Amministrazione comunale ha deciso di intitolare un’area pubblica a Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, la giornalista e il cineoperatore della Rai assassinati a Mogadiscio nel 1994 mentre indagavano su un traffico internazionale di rifiuti tossici e armi tra Italia e Somalia.
L’iniziativa, proposta dall’associazione “Oggiono per l’Ambiente”, ha trovato il sostegno del Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”, che da anni porta avanti il nome e l’impegno della giornalista. “Apprendiamo con molta soddisfazione la notizia – scrive il circolo in un comunicato – Giusto mantenere vivo il ricordo del duplice assassinio, al fine di rivendicare verità e giustizia”.
Sono passati 31 anni da quel 20 marzo 1994, e ancora oggi i contorni del delitto restano sfocati. Le indagini non hanno mai chiarito fino in fondo le responsabilità di un agguato che, secondo molte inchieste giornalistiche e parlamentari, sarebbe legato a traffici illeciti su cui Alpi e Hrovatin stavano indagando con coraggio e determinazione.
L’intitolazione oggionese non è solo un omaggio simbolico: è una dichiarazione di valori. “Nella tragica vicenda dell’omicidio di Ilaria e Miran ricorrono due temi purtroppo ancora di stretta attualità”, prosegue la nota del Circolo. Da una parte, il traffico di rifiuti pericolosi – spesso controllato dalle ecomafie – che continua a minacciare l’ambiente e la salute delle comunità. Dall’altra, il commercio delle armi, tema drammaticamente presente nei tanti conflitti in corso, dall’Ucraina alla Striscia di Gaza.
Proprio sulla situazione in Medio Oriente, il Consiglio comunale di Oggiono ha recentemente approvato a maggioranza un documento di solidarietà verso la popolazione palestinese. Una posizione che il Circolo Ambiente ha voluto affiancare, definendosi “associazione ambientalista e pacifista”.
Era un sabato, quello del 20 marzo 1994, quando a Mogadiscio Ilaria e Miran furono assassinati. Trentuno anni dopo, i loro nomi tornano a vivere su una targa nel verde di un comune lecchese. Non come semplice ricordo, ma come segno concreto di un impegno che, anche nel silenzio di un parco, continua a parlare di verità, giustizia e responsabilità.

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