Serata promossa dalla Fondazione Comunitaria del Lecchese
Esperti e istituzioni hanno raccontato il valore unico del complesso romanico civatese
LECCO – Il complesso di San Pietro al Monte, situato sopra Civate, è uno dei monumenti d’arte e di fede più noti e studiati a livello internazionale, grazie alla straordinaria conservazione di numerosi elementi risalenti all’originaria struttura romanica, tra cui il ciborio e gli affreschi posti sopra l’ingresso.
Proprio sulle implicazioni non solo iconografiche, ma anche tecniche di questi ultimi, si è incentrata la serata del 14 luglio scorso, promossa dalla Fondazione Comunitaria del Lecchese come omaggio e segno di attenzione verso questa rilevante testimonianza dell’architettura benedettina, nella gremita Sala Neogotica dell’Officina Badoni.

Nel saluto iniziale, Maria Grazia Nasazzi, presidente della Fondazione Comunitaria del Lecchese, ha sottolineato il valore del sito monumentale di Civate, reso vivo e dinamico grazie a un solido tessuto associativo. Ha quindi passato la parola ad Andrea Valsecchi, giovane presidente dell’associazione Amici di San Pietro, che proprio in questo periodo celebra il cinquantesimo anniversario dalla fondazione.
L’intera comunità di Civate, profondamente legata al “suo” San Pietro al Monte, ha testimoniato il proprio affetto con una presenza significativa alla serata, tra cui quella del sindaco Angelo Isella e di Claudio Butti, direttore della Casa del Cieco locale.
Entrando nel vivo della serata, il dialogo ha visto protagonisti il professor Marco Rossi, docente di Storia dell’Arte Medievale all’Università Cattolica di Milano e autore di un recente volume dedicato alla comparazione iconografica tra le pitture romaniche dei complessi di Galliano e Civate, e il Maestro Giacomo Luzzana, restauratore che da oltre quarant’anni si dedica alla conservazione e valorizzazione delle opere d’arte del complesso di San Pietro al Monte e della vicina chiesa di San Calocero.

Moderati da Umberto Calvi (Associazione Giuseppe Bovara – Archivi di Lecco e della Provincia), i due relatori hanno guidato il pubblico in un affascinante e articolato viaggio nella complessa e dibattuta questione dell’attribuzione delle maestranze pittoriche attive nel cantiere romanico di San Pietro al Monte.
Il professor Rossi ha illustrato, attraverso un ricco repertorio di immagini, le affinità tra le decorazioni del santuario civatese e lacerti pittorici coevi presenti in altre chiese lombarde. Come da lui sottolineato, non è corretto parlare di un singolo autore, ma piuttosto di un insieme di maestranze tra loro intercambiabili, operative su più cantieri e non necessariamente composte dagli stessi pittori.
Il maestro Luzzana, approfondendo il caso di San Pietro, ha confermato di aver individuato, sotto il profilo tecnico-esecutivo, almeno tre mani differenti nel celebre apparato decorativo dell’ingresso, che comprende il Giudizio Universale e le due cappelle laterali affrescate.

Le eccellenti condizioni di conservazione del Giudizio Universale testimoniano una straordinaria padronanza della tecnica dell’affresco, eseguita con estrema precisione: un segno inequivocabile della competenza e, soprattutto, dell’esperienza degli artisti originari.
Il dialogo si è concluso con un commosso omaggio a don Vincenzo Gatti, scomparso dieci anni fa, al quale si deve la rinascita del complesso di San Pietro al Monte. Il Maestro Luzzana ne ha tracciato un ricordo affettuoso e sentito, ricordando come fu proprio don Gatti a chiamarlo all’inizio di quella che sarebbe diventata una quasi cinquantennale opera di restauro della storica basilica benedettina.

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