LECCO – “La Regione interviene a correggere i possibili “errori” della Provincia, troppo “sensibile” alle pressioni dei cacciatori!”.
Il commento arriva da Legambiente Lecco, WWF Lecco, CROS Varenna e Associazione Monte di Brianza dopo che il 16 maggio, la Regione Lombardia ha decretato e comunicato la valutazione d’incidenza del nuovo Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Lecco sui siti di Rete Natura 2000, cioè sulle riserve naturali, sui Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e sulle Zone di Protezione Speciale (ZPS), già in precedenza criticato dalle associazioni.
Come spiegato da queste ultime, il parere della Regione sul piano è positivo a condizione però che si rispettino ben 47 prescrizioni. “Due prescrizioni sono particolarmente importanti per noi, e d’interesse per tutta la popolazione” spiegano le associazioni.
La Regione Lombardia ha stabilito il divieto di caccia a Erbiola in Comune di Colico, il territorio che si affaccia al fiume Adda e quindi alla Riserva Naturale Pian di Spagna, e nell’area agricola (Cascina Bersaglio) in Comune di Brivio confinante con l’Adda e la Riserva Naturale della Palude di Brivio.
“Era quanto avevamo sottolineato e chiesto attraverso le nostre osservazioni, in sintonia con quanto espresso dagli enti gestori delle due riserve – scrivono -Non ci sarà più il rischio in un prossimo futuro, di passeggiare o andare in bicicletta fra gli spari dei cacciatori e soprattutto l’avifauna che vive nelle riserve non subirà danni o stress”.
Le prescrizione della Regione toccano poi altri importanti contenuti del Piano: impongono alla Provincia di Lecco di individuare con apposita cartografia, le aree con presenza di galliformi alpini (pernice bianca, fagiano di monte, coturnice..) e di lepre bianca, al finedi vietare o limitare il periodo e il tipo di caccia, secondo precise prescrizioni; il divieto di nuovi appostamenti fissi di caccia nel raggio di 200m dai siti di Rete Natura 2000 e decreta la chiusura nel tempo di quelli presenti vietandone il cambio di titolarità.
Condiziona inoltre alla valutazione di incidenza, cioè all’assenza di possibilità di arrecare danno, l’apertura di nuovi appostamenti fino a un raggio di 500m dalle aree protette.
La Regione introduce poi il divieto di caccia al cinghiale su tutta la provincia, “disincentivando di fatto il rilascio illegale dei capi da parte degli stessi cacciatori”, come spiegato dagli ambientalisti, e promuove il monitoraggio delle specie alloctone (nutria, silvago, scoiattolo grigio,muflone..) e l’attuazione su tutto il territorio di interventi di controllo o se necessario di eradicazione.
“La possibilità che il Piano Faunistico Venatorio Provinciale diventi legge per il nostro territorio, ora marcia di pari passo con i cambiamenti amministrativi in corso in tutte le province italiane – commentano Legambiente, WWF, CROS e Associazione Monte di Brianza – Non ci resta che attendere e continuare a monitorare la situazione per il buon esito del procedimento a salvaguardia del nostro territorio e la sua fauna”.