Il piatto piange nel vero senso della parola e Lecco può dare una mano ai residenti ma non agli altri, significa che nelle mense scolastiche gli studenti fuori comune pagano le tariffe per intero. Una decisione che deve essere stata fatta controvoglia se il sindaco Virginio Brivio ha sentito la necessità di prendere carta e penna per scrivere la lettera qui sotto, distirbuita ai giornali.
«In maniera sintetica e con inequivocabili dati alla mano desidero ritornare sulle ragioni di necessità e di equità che hanno spinto l’Amministrazione comunale di Lecco ad attuare una revisione delle tariffe del servizio mensa scolastico.
La decisione, che la Giunta comunale ha preso nello scorso febbraio nell’ambito di una revisione tariffaria complessiva, è stata assunta per fronteggiare una difficile situazione di tagli e mancanza di risorse economiche di cui il Comune di Lecco, così come tutti gli enti locali, è vittima, nonostante abbia i conti in ordine e, nel corso del tempo, abbia diminuito l’ammontare delle spese.
Oggi il Comune di Lecco garantisce quotidianamente il pasto per oltre 2.200 studenti, per un costo annuo totale di circa 1.550.000 euro. Il 42% di questa spesa (circa 650.000 euro) viene coperta dal Comune con risorse di bilancio. Ciò significa che il Comune di Lecco paga ogni giorno a partire da 1,5 euro per ogni bambino, fino ad arrivare anche a 4,15 euro per coloro che rientrano nelle fasce economicamente più fragili.
La situazione economica di grave difficoltà non consente di continuare a garantire anche quest’anno lo stesso contributo economico per le famiglie che non risiedono nel Comune di Lecco.
Con la scelta di distinguere le tariffe degli alunni non residenti, il Comune ha la possibilità di risparmiare almeno 90.000 euro all’anno, che possono essere utilizzati per servizi altrettanto essenziali come – ad esempio – l’assistenza agli alunni disabili o servizi e progetti educativi, per i quali oggi mancano le risorse necessarie. Anche alle famiglie residenti a Lecco è stato chiesto uno sforzo, con un aumento delle tariffe di circa il 2% e, francamente, non ci sembra giusto aggravare ulteriormente questi aumenti.
Per questo la decisione che è stata assunta, tempestivamente comunicata anche agli organi di stampa, è stata accompagnata dall’immediato coinvolgimento dei Comuni in cui risiedono le famiglie coinvolte. Si tratta di 56 Comuni (di cui 13 fuori dal territorio regionale della Lombardia, per un totale di 21 ragazzi), da cui provengono 313 studenti non residenti a Lecco e iscritti al servizio mensa del nostro Comune.
I Sindaci di questi Comuni sono stati contattati tra la fine di aprile e maggio e convocati a Lecco nello scorso giugno per individuare le modalità più corrette con le quali affrontare la situazione.
Il servizio mensa, così come altri servizi messi a disposizione dagli enti locali, può reggersi solo se esiste un concorso di spesa delle famiglie e di tutti gli enti locali. Nella realtà lecchese, il contributo dei Comuni dell’hinterland alle famiglie che, per le ragioni più diverse, decidono di iscrivere i propri figli nelle scuole del capoluogo, è una necessità irrinunciabile per continuare a garantire il servizio. Fino ad oggi, solo 9 Comuni hanno risposto all’appello, dimostrando la volontà di fronteggiare insieme il problema, pur nella morsa dei gravi tagli finanziari che riguardano tutti. Continueremo, come abbiamo fatto finora, ad assicurare la disponibilità a sottoscrivere convezioni o altri accordi con i Comuni interessati, una strada che da subito non abbiamo esitato a percorrere.
Infine penso sia importante ricordare che il Comune di Lecco si occupa degli studenti non residenti in città anche attraverso il Piano del Diritto allo Studio, con il quale vengono garantiti servizi e finanziati progetti, per diversi milioni di euro, che riguardano tutti gli studenti, residenti e non».