MANDELLO – “Sindaco di tutti? La domanda è doverosa a seguito delle dichiarazioni rilasciate dall’attuale primo cittadino, Riccardo Fasoli, in merito al dibattito sulle unioni civili e in particolare sul registro del Comune di Mandello, a cui risultano iscritte due coppie eterosessuali e, testuali parole sue, “questo mi sembra ridicolo”. Ricordiamo a Fasoli che il registro comunale delle unioni civili è frutto di un percorso condiviso con le minoranze di allora in Commissione e in consiglio comunale all’insegna della civiltà, del confronto e del rispetto delle opinioni e dei diritti di tutti”.
Nei giorni in cui tanto si parla di unioni civili e del provvedimento in discussione al Parlamento italiano, “Casa Comune per Mandello democratica” prende posizione e in una nota premette che “il registro è stato approvato dal consiglio comunale di Mandello non soltanto con i voti della maggioranza di “Casa Comune” ma anche con quelli del “Paese di tutti”, con solo due astensioni e nessun voto contrario”.
“Siamo consapevoli – si legge nel comunicato – che il registro, che ha voluto recepire le istanze della società in attesa di una legislazione nazionale in materia, abbia un valore simbolico, che non può essere ridotto alla contabilizzazione del numero delle coppie iscritte. Il registro delle unioni civili riconosce in ogni caso dei diritti nelle prestazioni sociali erogate dal Comune, dove le coppie di fatto sono realmente equiparate alle unioni matrimoniali”.
“Come può un sindaco – aggiunge lo schieramento di centrosinistra – definire ridicolo il riconoscimento di un diritto e il fondamentale messaggio di inclusione e accoglienza che il consiglio comunale ha voluto trasmettere adottando il registro? La delibera di Consiglio ha inoltre stabilito di adeguare tutti gli strumenti normativi comunali, statuto comunale in primis, con l’equiparazione delle coppie di fatto a quelle unite in matrimonio, mostrando chiaramente grande rispetto e attenzione verso tali realtà sociali”.
“Casa Comune” osserva quindi: “Per il sindaco Fasoli esiste invece un solo modello di famiglia immodificabile, il modello tradizionale. Lui però rappresenta una comunità dove convivono sensibilità, realtà, amori diversi e che lui, per il ruolo che si è impegnato a rivestire, ha il dovere di rispettare a prescindere dalla propria opinione personale, che non può negare a nessun cittadino i propri diritti. A questo punto c’è da chiedersi a cosa serva la delega alle pari opportunità che ha conferito al suo vicesindaco, un provvedimento evidentemente solo di facciata e senza alcuna vera volontà politica di dare uguali diritti a tutti”.
In conclusione “Casa Comune” ricorda i principali diritti negati alle coppie di fatto, che secondo l’ultimo rapporto Istat sono oltre 1 milione, pari a circa il 20% della popolazione: “Per quanto riguarda la salute il convivente non può autorizzare un intervento medico urgente nel caso in cui il partner ne abbia bisogno e il convivente non può chiedere permessi di lavoro se il compagno si ammala. Per la casa, in caso di morte del partner il compagno non gode del diritto di abitazione che spetta al coniuge superstite e inoltre per poter avanzare la domanda per l’assegnazione di una casa popolare la coppia di fatto deve essere iscritta al registro comunale delle Unioni civili. Infine, relativamente alla successione, in caso di morte del convivente al partner non spetta nulla: può ereditare dei beni soltanto se esiste un testamento in suo favore e, anche in questo caso, non ha le tutele che la legge stabilisce per il coniuge”.