Cinghiali in aumento: avvistati tra Lierna, Perledo e in Val Boazzo

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LECCO – Dopo Yoghi arriva “Pumba”: ha fatto appena in tempo a salutarci l’orso Bruno, apparso sulle montagne lecchesi nei mesi scorsi, che ripetute segnalazioni della presenza di cinghiali sono giunte dalla Val Boazzo, da Lierna e Perledo.

L’ungulato è presente da sempre nel territorio lecchese, anche se il numero di esemplari, esiguo fino a qualche anno fa, è cresciuto tanto da costituire un nucleo stabile in Val Varrone e sulle pendici del Legnone. Tale circostanza ha spinto la Provincia di Lecco ad informare la cittadinanza sugli attuali sviluppi.

Il motivo dell’odierna evoluzione, denuncia l’ente provinciale, è dovuto ad immissioni abusive o ad immigrazioni dalla province confinanti, come dall’area sondriese.

Si tratta comunque di animali notturni e che tendono ad evitare il contatto con le persone; la Provincia di Lecco rassicura sull’improbabilità di essere attaccati. In caso di “incontri ravvicinati” è opportuno lasciare una via di fuga al cinghiale, tenendosi a distanza ed evitando di spaventarlo; se si è accompagnati da cani, bisogna richiamarli e tenerli vicini, per impedire che innervosiscano l’ungulato o che cerchino di aggredirlo.

Il problema principale della presenza del cinghiale è squisitamente agricolo, nel senso che questo maialone selvatico è ghiotto di radici e bulbi sotterranei, e per ottenerle scava buche nei campi e nelle aree di pascolo. Possibili quindi i grattacapi per gli agricoltori lecchesi, i quali potranno comunque sopperire ai disagi godendo dei rimborsi elargiti dall’ente provinciale, segnalando gli eventuali danni al Settore Caccia e Pesca della Provincia; ben 3.510 euro sono stati sborsati lo scorso anno per questa finalità.

C’è chi, in preda ai più bassi istinti predatori, imbraccerebbe il fucile solo al sentir parlare di ungulati, ma la caccia a questo animale  è possibile solo nel cosiddetto Triangolo lariano, mentre per il resto del territorio, esiste già un piano di contenimento approntato dalla Provincia di Lecco e approvato anche dall’I.S.P.R.A.

“Il piano di controllo, che ha come aree prioritarie le zone dove sono stati segnalati danni – ha dichiarato l’assessore all’Ambiente Caccia e Pesca, Carlo Signorelli – è lo strumento ideale per affrontare attualmente questa situazione. Il vero problema sono le immissioni fraudolente – ha spiegato l’assessore –  e se si crede in questo modo di convincerci ad aprire la caccia anche nel lecchese, si è ben lontani dall’obbiettivo”.