LECCO – “Sono stato sollecitato in più occasioni dai sindaci di alcuni Comuni ma ho fatto presente che stiamo proseguendo con la caccia selettiva”. Tiene duro sulla sua posizione l’assessore provinciale, nonché primo cittadino di Perledo, Carlo Signorelli: la caccia al cinghiale non si aprirà, almeno per ora.
Nel frattempo, però, proseguono gli abbattimenti da parte dell’ente provinciale, tanto che solo la scorsa settimana due esemplari di oltre 40 chili sono stati catturati nei boschi sopra il rione lecchese di San Giovanni, in località Cereda.
“Procediamo attraverso interventi a chiamata, con i cani addestrati e con le gabbie – ha spiegato l’assessore – da circa una settimana abbiamo posizionato due delle cinque trappole a disposizione nella zona di Ballabio. In Valvarrone e a Colico, invece, non è ancora stato è possibile perché con questa strumentazione è necessaria la presenza di sorveglianti per i quali mancano ancora le adesioni”.
Signorelli ha fatto sapere che questo metodo di cattura dovrà essere valutato in un periodo di tempo congruo per capirne la resa in termini di risultati. E dei cinghiali che ne è dopo la cattura?
“Abbiamo stipulato una convenzione con l’unico macellaio che si è reso disponibile e che, dopo l’abbattimento, si fa carico della rimozione dell’animale – spiega l’assessore – non è stato facile trovare un operatore con un mezzo idoneo che venga a prendere direttamente sul posto il cinghiale per portarlo via. Se li portassimo all’inceneritore ci verrebbe a costare 100 euro ad esemplare”.
Signorelli ha annunciato anche la realizzazione di un censimento dei cinghiali che popolano la Valsassina, la Valvarrone e l’Alto Lago, visto che al momento sembra non esistere una stima realistica della presenza degli ungulati sul territorio lecchese. Dall’altra parte, intanto, ci sono gli agricoltori della Coldiretti che parlano di problema in rapido sviluppo e spingono la Provincia a maggiori catture e monitoraggi.
“Presto avremo l’aiuto di due esperti, uno dalla Regione ed un altro da un ente parco, per valutare cosa si è fatto fin ora e se queste sono le uniche misure idonee, così come è il nostro obbiettivo, oppure servono altre iniziative senza escludere nulla. Vogliamo però sapere con che numeri abbiamo a che fare”.