Cocaina: un “vizio” che affligge centinaia di lecchesi

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LECCO – Centinaia e centinaia di consumatori di cocaina anche nel lecchese: non c’è fascia sociale o età che tenga di fronte alla “polvere bianca” e l’ultima indagine della Squadra Mobile di Lecco ha smascherato non solo l’incredibile organizzazione di spacciatori che riforniva il mercato della nostra provincia, ma anche le abitudini di insospettabili cittadini, vittime di un “vizietto” del fine settimana o di una dipendenza che non lascia scampo.

Operai, impiegati, avvocati, casalinghe, non c’è identikit sul consumatore medio di “coca” se non l’età, sorprendentemente superiore ai 30 anni: “Dai monitoraggi effettuati in ambito investigativo è emerso come i giovanissimi siano solo una piccola parte degli acquirenti di cocaina – ha spiegato il dirigente della Mobile, Marco Cadeddu –si passa dai 25enni ad età anche superiori ai 50 anni, persone inserite in contesti di vita normalissimi”.

Casi emblematici e scene pietose quelle che si sono presentate nel corso delle indagini, come quella di una madre di famiglia sorpresa dagli agenti mentre si recava a rifornirsi della dose insieme alle proprie bambine, usandole come scudo contro qualsiasi sospetto, così come quello di un 60enne, fermato in situazioni analoghe, che ha ammesso la propria dipendenza alle forze dell’ordine.

Un “virus” che non fa distinzione tra chi ha le risorse economiche per poterlo sostenere e chi invece finisce sul lastrico pur di placare i sintomi dell’astinenza. Superavano la cinquantina le cessioni di droga che ogni giorno erano gestite dai pusher dell’organizzazione sgominata dalla Polizia lecchese, per migliaia e migliaia di euro, ben 180 mila solo quelli che i vertici della banda avevano inviato in Marocco in meno di un anno di spaccio sul nostro territorio.

Ma sono i risvolti sociali quelli più pesanti, con 156 persone che si sono affidate al serT dell’Asl di Lecco per guarire dalla dipendenza da cocaina, di cui 46 entrate nel programma di aiuto solo nell’ultimo anno: un niente in confronto all’esercito sommerso di lecchesi che, nascosti dietro ad una vita apparentemente lontana dagli eccessi, sniffano quotidianamente cocaina.

“Per questa tipologia di utenza del servizio, pari al 12% di tutte le persone in carico presso il serT, la cocaina rappresenta la sostanza primaria di consumo, cioè la sostanza per la quale viene richiesto un trattamento; in realtà – spiegano dall’Asl – tra l’utenza tossicodipendente, è una sostanza utilizzata spesso in associazione ad altre droghe legali ed illegali, per cui la sua diffusione tra questa popolazione è sicuramente maggiore; in particolare il suo utilizzo è spesso concomitante a quello dell’alcool, proprio per i diversi effetti di queste due sostanze, che in qualche modo si bilanciano”.

Il profilo tipo dell’utilizzatore di cocaina che accede al serT è quello di un uomo con età media di 35 anni (il 40% degli utilizzatori di cocaina appartiene alla fascia di età 30-39 anni) che si rivolge ai Servizi spontaneamente in più della metà dei casi.

Una popolazione, questa, che ha già sviluppato un consumo problematico, quindi una dipendenza e un’incapacità di controllare razionalmente l’uso della sostanza, diventata una necessità per affrontare la vita di tutti i giorni.

La maggior parte degli utilizzatori di cocaina, peraltro – ammette la stessa Asl – non arriva all’osservazione dei Servizi”.