LECCO – “Temo che se anche Renzi farà le riforme che sono sul suo tavolo e che sono effettivamente indispensabili, compresa quella sulla giustizia, l’Italia non avrà una ripresa forte ancora per chissà quanti anni e addirittura temo che per il resto della nostra vita al massimo potremo sperare di galleggiare”.
Alan Friedman, giornalista, scrittore e autore di best seller in tema di economia e di politica, non è stato né diplomatico né elusivo, com’è del resto nel suo stile, al convegno internazionale di Confindustria Lecco che si è tenuto mercoledì 10 dicembre nella sede di via Caprera dell’associazione imprenditoriale.
Invitato a confrontarsi con Marco Fortis, vicepresidente della Fondazione Edison e collaboratore economico del Governo Renzi, sulle prospettive della manifattura italiana, Friedman ha parlato a più riprese – sollecitato in tal senso anche dal moderatore Luca Orlando, inviato del Sole 24 Ore – della situazione del nostro Paese. E il quadro da lui delineato è stato, al di là del messaggio finale, piuttosto impietoso.
“Non credo che l’Italia abbia ancora toccato il fondo”, ha esordito il giornalista rispondendo indirettamente a una precedente affermazione di Fortis, peraltro a sua volta esplicito nel denunciare il grave stato di crisi del Paese ma al tempo stesso nel ritenere che vi è anche la consapevolezza dei nostri punti di forza. “Temo infatti – ha aggiunto Friedman – che il tasso di disoccupazione sia destinato a salire e che dunque da qui in avanti vedremo sempre più giovani in cerca di un posto di lavoro. Da anni l’Italia è in caduta libera e forse il peggio deve ancora arrivare”.
“Io sono un americano che ama l’Italia – ha continuato – e che crede nel libero mercato, ma vedo il vostro Paese in una profonda depressione originata ad esempio dalla contrazione del Pil, dal tasso di disoccupazione, dalla mancanza di domanda interna e dal rischio deflazione”.
Poi giù bordate. Innanzitutto alla politica portata avanti dall’Unione europea e più ancora al sindacato. “Altrove non ci sono cretini come Susanna Camusso – ha detto a chiare lettere – o come Maurizio Landini, che si arrampicano sugli specchi della storia”. “Quella è gentaglia – ha rincarato la dose – che non vuole modernizzare il Paese”.
Non è stato tenero neppure con Angela Merkel e con “la stupidità della sua politica economica”. “La Germania ci sta uccidendo – ha specificato – e questo non vuol dire essere antieuropeisti”.
In precedenza Marco Fortis aveva ricordato che “nel momento in cui l’Italia ha ridotto la domanda interna si sono ridotti anche gli scambi comunitari” e mosso a sua volta severe critiche alle ricette di austerità proposte dall’UE, “sbagliate tanto quanto la disastrosa gestione della crisi della Grecia”.
Il docente universitario ha peraltro definito apprezzabili il dinamismo e gli sforzi compiuti dal premier Matteo Renzi “anche nel ringiovanire la squadra di governo oltre che per la sua strategia di comunicazione con gli investitori stranieri”. E alla domanda di Luca Orlando se le riforme da attuare potranno funzionare ha risposto: “La nostra è una crescita molto moderata e modesta, ma almeno non stiamo più cadendo. E non sottovalutiamo che l’Italia è in avanzo primario da oltre vent’anni”.
A giudizio di Fortis non è neppure ipotizzabile un’uscita dall’euro, “che ormai è una moneta consolidata”. “Semmai il problema – ha aggiunto – è la governance dell’eurozona”.
Quindi un messaggio positivo – “Possiamo ancora rimettere la macchina Italia sul sentiero della crescita e guardare con fiducia alla svolta non soltanto riformatrice ma anche, torno a dire, del modo di comunicare del governo Renzi” – prima del nuovo affondo di Alan Friedman. “Gli scandali che stanno investendo il Paese – ha detto il giornalista – sono un ulteriore danno che si aggiunge alla già difficile situazione in atto, perché nei mercati finanziari le percezioni sono importantissime. E poi c’è il debito pubblico, autentico tallone d’Achille del Paese”.