“Gli angeli dell’annuncio”, spettacolo di Natale della scuola di Malnago

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LECCO – Il bel racconto dello spettacolo di Natale della scuola “Silvio Pellico” di Malnago.

“Una scena già vista, si aprono le porte, i genitori entrano, e piano prendono posto. Il chiacchiericcio generale riempie la sala ampia che crea una leggera eco. Poi ad un tratto si spengono le luci, e accompagnati da un applauso entrano i bambini e tutto si cheta; una scena già vista. I bambini che con il loro entusiasmo, sempre presente in tutto ciò che fanno o dicono, colorano la scena e catturano l’attenzione generale, senza grandi presentazioni, si alternano sul palcoscenico con recite e canti.

 

Una scena già vista. La maestra di prima che sposta i suoi bambini e li posiziona  ad uno ad uno. La maestra di quinta che dirige un canto in inglese. Tra applausi e risate i genitori seguono la serata, il tema è ridare al Natale quella poesia, quel valore, quel mistero che quotidianamente lasciamo vada perso, macinato tra mille pensieri e la fretta di inseguirli. Sicuramente predicato dalle bocche dei bambini ha un valore aggiunto e quindi quella scena già vista, inizia a non essere poi così tanto già vista.

‘Gli angeli dell’annuncio’ è il titolo della recita di Natale, rappresentata nella suggestiva cornice dell’aula magna della Stoppani, giovedì 20 dicembre. Il tema dell’Annuncio angelico è stato trattato in cinque quadri, che han voluto ripercorrere le più disparate realtà del mondo contemporaneo, calandosi negli aspetti più particolari della società moderna.

Ogni classe ha messo in scena un Paese: il ‘Paese all’incontrario’, il ‘Paese senza Paese’, il ‘Paese di Babele’, il ‘Paese delle Macchine’, ed infine ‘il Paese del Presepe’.

Una rappresentazione per grandi e piccini, per ricordarci come sia diventato difficile comunicare, stare vicini, sentirsi accolti e amati nella nostra unicità, come sia difficile essere piccoli perché non si trova spazio tra i mille impegni e le stanchezze dei grandi, come si perdano le piccole cose, che sono in realtà le più grandi, quelle che ci avvicinano al “vero”, all’amore, al prossimo, come questa meravigliosa festa che è il Natale.

‘Tornate a meravigliarvi!’ grida d’un tratto una bambina dentro un vestitino da angioletto, allargando più che può le braccia e il sorriso… sembra rivolto non solo ai compagni vestiti da pastorelli, sembra un  proposito che un buon amico fa a chi vuol bene; tornate a meravigliarvi.

Una scena non così tanto vista. Una normale scena di vita racchiusa nello stupore e nella gioia dei genitori, che seguono ogni battuta e ogni movimento assetati di raccogliere la bellezza dei loro bambini, e di non perdersi nemmeno una lettera detta. In quegli sguardi di genitori, nessuna scena è già vista. Ognuna è autentica. In quegli sguardi di maestre che amano il loro lavoro e amano promuoverlo anche con l’impegno di una recita di Natale. Non sono gesti fatti per convenzione, sono gesti fatti d’amore.

Una scena ricca di emozioni e sentimento. La piccola realtà famigliare di una scuola di periferia aiuta sicuramente a fare le cose con attenzione, a curare i particolari, non solo in una scenetta natalizia, bensì nel quotidiano, nell’educazione giovanile, nell’interesse che si insegna loro.

Si riaccendono le luci dopo un canto finale, partecipato da tutte le classi, 5 in tutto.  I bambini che si tengono le mani non per coreografia, ma perché si conoscono per nome. Conoscersi per nome è un grande valore, che non deve andare assolutamente perso né sostituito.

I genitori partecipano all’emozione trascinante, alzandosi in piedi, come si usa per le grandi opere, quelle che sono grandi perché toccano i cuori, non per il loro nome. Poi i saluti, gli abbracci, gli scambi d’auguri che non sono formalità nemmeno loro, ma sono scambi tra persone che si conoscono bene, che condividono un cammino con i loro figli, con le maestre, con le altre famiglie.

Una scena sempre più rara nella logica dell’uniformità, della globalizzazione, una scena invece quotidiana in una piccola scuola di periferia, che non ha nulla di straordinario se non per coloro che vivono assieme i 5 anni di elementari, nel calore di un ambiente famigliare. E’ una scena già vista?”