LECCO – Il ciclismo e i campioni del pedale sono di casa, si sa, al “don Guanella” di Lecco, dove il binomio bicicletta-solidarietà nel corso degli anni è divenuto inscindibile.
Dalla comunità educativa di via Amendola sono passati grandi nomi di ieri e di oggi del mondo delle due ruote, specie da quando la struttura guidata da don Agostino Frasson ha avviato il progetto di agricoltura sociale portato avanti a Valmadrera con impegno, volontà, coraggio e determinazione. Come dire, un po’ tutti gli “ingredienti” che è chiamato a mettere in campo chi pratica, a ogni livello, lo sport del pedale.
Bicicletta e solidarietà saranno il filo conduttore anche della serata di venerdì 17 febbraio. Quella sera a Casa don Guanella si terrà infatti una cena finalizzata a dare nuova linfa alla struttura in fase di avanzata realizzazione in località Piazza Rossè per l’accoglienza, la cura, la formazione e l’inserimento lavorativo di minori a rischio di emarginazione.
Ospiti della cena solidale, programmata per le ore 19.30, saranno due ciclisti di un passato non troppo lontano, Guido Bontempi e Stefano Allocchio.
Guido Bontempi è nato nel 1960. Professionista dall’81 al ‘95, vinse sedici tappe al Giro d’Italia, cinque al Tour de France, quattro alla Vuelta di Spagna e due Gand-Wevelgem.
Apparve come un predestinato già nelle categorie giovanili, dove conseguì numerose vittorie sia su strada sia su pista grazie alla sua esplosività che ne faceva un velocista temibile. Da professionista iniziò subito a farsi valere nelle volate di gruppo vincendo due tappe alla Vuelta e una al Giro d’Italia, dove riuscì anche a indossare per un giorno la maglia rosa.
Non tralasciò l’attività su pista e, dopo essersi laureato campione italiano nel keirin, partecipò ai Mondiali e si piazzò secondo nella stessa specialità. Nella velocità il suo cammino si interruppe in semifinale, quando cadde mentre stava sfidando il dominatore della specialità, il giapponese Nakano.
Su pista Bontempi partecipò ai Mondiali anche nel 1983, classificandosi secondo nella corsa a punti, specialità in cui fu campione italiano. Su strada intanto continuò a vincere tappe nei grandi giri e sulle strade del Giro d’Italia fu autore di grandi duelli soprattutto con lo svizzero Urs Freuler e con Paolo Rosola, come lui originario di Gussago, nel Bresciano.
Seppe farsi valere anche sulle strade del Tour de France, tanto che nel 1986 conquistò gli unici tre successi di tappa italiani della “Grande boucle”.
Una delle sue caratteristiche principali fu la tenacia e così nei primi anni Novanta, quando non aveva più il micidiale spunto in volata dei primi anni, divenne un eccellente passista, capace di vincere qualche altra tappa sia al Giro sia al Tour.
Chiuse la carriera professionistica con un bottino di 80 vittorie su strada. Non abbandonò però il ciclismo e divenne subito direttore sportivo, carica che ricopre tuttora per il team kazako della Astana, dopo anni trascorsi alla Lampre.
Stefano Allocchio, classe 1962, è stato corridore professionista dal 1985 al 1993. Vanta vittorie in quattro tappe del Giro d’Italia, oltre che in una tappa alla Vuelta di Spagna. Nel suo palmarès figurano anche cinque titoli nazionali su pista.
Alternò infatti l’attività su strada a quella su pista. Da dilettante ottenne tre titoli italiani: nell’inseguimento a squadre e nell’americana nell’83 e l’anno successivo nell’inseguimento a squadre.
Professionista come detto dal 1985, conquistò nel primo anno su strada una tappa alla “Settimana siciliana” e due tappe al Giro d’Italia, su pista il titolo italiano e il bronzo mondiale nella corsa a punti, risultato che bissò nel 1986 a Colorado Springs.
Nel 1988 vinse una tappa al Giro di Puglia e nell’89 si aggiudicò il prologo della Tirreno-Adriatico e una tappa alla Vuelta, oltre al titolo italiano nella corsa a punti. Il 1990 lo vide imporsi in due tappe della corsa rosa.
Attualmente Allocchio ricopre il ruolo di vicedirettore di corsa Rcs Sport in ammiraglia.