La Polizia Scientifica si racconta: apre la mostra alla Torre Viscontea

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LECCO – Dall’arresto di Benito Mussolini nel 1903 a Berna, con tanto di foto-segnaletica del futuro Duce, all’omicidio di Giacomo Matteotti, fino alle più recenti stragi di Mafia e alle indagini che ne sono seguite, per culminare ai giorni nostri con le più moderne tecnologie: la storia della Polizia Scientifica ripercorre quella italiana in una mostra inaugurata giovedì pomeriggio alla Torre Viscontea.

L’esposizione, che si era già tenuta la scorsa Primavera a Roma, è un omaggio a Salvatore Ottolenghi, scienziato e medico legale astigiano, fondatore della Polizia Scientifica. L’iniziativa è organizzata da Servizio Centrale Polizia Scientifica del Dipartimento Pubblica Sicurezza e promossa dalla Questura in collaborazione con il Comune di Lecco.

Identikit, microscopi e gli strumenti del mestiere corredano l’esposizione ospitata nello storico palazzo del centro di Lecco, dove è stata riprodotta anche una scena del crimine. Tante le curiosità ricercabili nel pannelli espositivi, tra questi anche un ‘pizzino’ di Bernando Provenziano, accanto alla foto del boss di Cosanostra mentre imprime le proprie impronte digitali.

La mostra sarà visitabile dal 20 al 30 dicembre, con ingresso gratuito dalle 15 alle 18 (il museo sarà chiuso il 24-25-26 dicembre). All’inaugurazione erano presenti i vertici della Polizia di Stato provinciale, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e della Procura, insieme al prefetto Liliana Baccari, al sindaco Virginio Brivio e diversi rappresentanti dell’amministrazione comunale.

“La Polizia Scientifica è un’eccellenza della Polizia di Stato – ha sottolineato il questore Filippo Gugliemino – Il dott. Ottolenghi iniziò questo percorso, nel corso del secolo le modalità e le strumentazioni si sono evolute. Gli sceneggiati televisivi hanno dato molta evidenza. Anche Lecco dispone di un gabinetto di Polizia Scientifica,  non grande nei numeri ma di grande valore dal punto di vista della qualità”.

Un lavoro determinante quello degli agenti impegnati nei rilievi sulle scene dei crimini, “quanto raccolto sul posto consente di formare riscontri probatori, prove inoppugnabili per stabilire le responsabilità penali – ha spiegato il questore – La tecnologia aiuta sicuramente, però non si può prescindere mai dall’elemento umano, sempre prezioso in fase di investigazione”.