L’addio di Onno a Anna Corti, ultima barcaiola del lago

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Anna Corti in una foto che la ritrae con Lucia Sala, autrice del libro Anna - L'avventurosa vita di una barcaiola lariana.
Anna Corti in una foto che la ritrae con Lucia Sala, autrice del libro Anna – L’avventurosa vita di una barcaiola lariana.

OLIVETO LARIO – Tra pochi giorni avrebbe tagliato il traguardo degli 89 anni, molti dei quali trascorsi a traghettare passeggeri tra le due sponde del ramo lecchese del Lario.

Anna Corti, residente a Onno di Oliveto Lario, è morta all’ospedale Manzoni di Lecco e oggi molti, sul Lago, la ricordano e la piangono.

Lei il lago aveva imparato a conoscerlo fin da bambina, quando suo padre l’aveva avviata alla non facile professione di barcaiola.

Erano anni difficili e la vita era particolarmente dura, come lei stessa era solita dire quando qualcuno le chiedeva di ricordare il periodo della sua fanciullezza, non mancando peraltro di aggiungere, con un sorriso, che il lago non l’aveva mai tradita.

Sono numerosi gli episodi che nonna Anna, barcaiola anche negli anni bui della seconda guerra mondiale, era solita menzionare, alcuni dei quali nel 2013 vennero raccolti in un libro scritto da Lucia Sala e dal titolo “Anna – L’avventurosa vita di una barcaiola lariana” che ne ripercorre l’esistenza.

Anna Corti
Anna Corti

Nata nel gennaio del 1926 e mai allontanatasi dal paese d’origine, Anna Corti era a tutti gli effetti la memoria storica di Onno.

Nelle sue testimonianze, sempre lucide e dettagliate, ricordava i viaggi effettuati tra le due sponde traghettando turisti e viaggiatori che scendevano a Onno dai paesi della Vallassina per raggiungere Mandello, appunto sulla riva opposta, e altri centri del lago, o per farvi ritorno.

Ricordava anche il notevole lavoro che era chiamata a svolgere in occasione delle varie edizioni del Circuito del Lario, gara motociclistica che si sono svolse negli anni Trenta del secolo scorso e che richiamava un gran numero di appassionati.

Nel periodo bellico, durante una traversata in barca, rischiò di essere colpita da “Pippo”, come la gente era solita chiamare l’aereo che bombardava tutto ciò che si moveva, a terra o in acqua.

“Quel giorno indossavo un abito rosso che mi rendeva facile bersaglio – spiegava lei stessa – e guardavo con sgomento gli spruzzi provocati dalle raffiche in avvicinamento. Per fortuna, però, l’aereo virò e smise di fare fuoco”.

Anni dopo il caso volle che Anna Corti incontrasse chi si trovava ai comandi di quell’aereo. Era un pilota dell’Aviazione monarchica il quale le confidò di aver capito proprio dal colore dell’abito che ai remi vi era una donna. Da qui la sua decisione di non colpire l’imbarcazione.

La lotta di Resistenza la vide impegnata come staffetta della brigata Garibaldi. Anna Corti conobbe così partigiani di spicco, tra i quali la Gianna e il capitano Neri.

Finita la guerra continuò a esercitare la professione di barcaiola, prima di trovare lavoro in fabbrica. “Ma chiusa dentro un reparto – era lei stessa a dirlo – il mio amato lago mi mancava”.

I funerali di Anna Corti, che per decenni fu sacrestana dedicando cure e attenzioni alla chiesa del paese, si svolgeranno a Onno nel pomeriggio di lunedì 26 gennaio.