LECCO – È finalmente arrivato il tanto atteso nuovo decreto del Ministero della salute, decreto dal quale si attendevano provvedimenti per contrastare soprattutto le cosiddette “nuove malattie”.
Eliminata la tassa sulle bibite gassate, che tanto aveva fatto discutere (ma che forse avrebbe dato un aiuto nella lotta all’obesità), norme più rigide sono state invece applicate al gioco d’azzardo, per limitarne l’uso da parte di minori e tenere le così tante temute “macchinette” distanti dalle scuole. L’intento? Ridurre il più possibile l’uso delle slot machine e la pubblicità di poker su internet e consimili.
La chiamano ludopatia, e dal mese di giugno 2012 è inserita nell’elenco delle patologie curabili presso le Asl, la malattia che è destinata a essere la nuova piaga sociale d’Italia e d’Europa. Nota anche come Gap, gioco d’azzardo patologico, la ludopatia, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) colpisce il 3% della popolazione adulta, ovvero un milione e mezzo di italiani.
Solo alcuni mesi fa il ministro della salute Renato Balduzzi aveva, difatti, anticipato le sue intenzioni di correre ai ripari in questo senso. Alle telecamere di “Coffe break”, programma di La7, aveva dichiarato di non voler certo ledere il diritto allo svago ma che uno “Stato etico” non poteva sottrarsi alla necessità di proporre soluzioni al problema.
Se per alcuni giocare al lotto e al grattaevinci non è che un modo per tentare la fortuna, per altri si trasforma in un vero e proprio bisogno ossessivo convulsivo. Una sorta di droga che causa vere e proprie crisi d’astinenza, innescate dalla diminuzione dell’adrenalina in circolo nel corpo una volta ultimata la scommessa o la partita.
Quali i dati? Per restare al lecchese, territorio che ci riguarda da vicino, il fenomeno sembra essere in continua crescita. Lecco solo nel 2010 era al quarantunesimo posto per gli affetti dalla patologia, per balzare al diciannovesimo l’anno successivo. Aspettiamo le statistiche relative al 2012 per capire verso quale direzione ci stiamo muovendo, ma i dati non sembrano essere confortanti.
È chiaro che il problema non riguarda solo coloro che giocano a texas hold’em sul web, o ancora frequentano i casinò online e le slot machine nei bar. In Italia tutto ciò è legale da poco più di un anno e il problema è invece diffuso da molto tempo e investe tutte le lotterie, anche quelle patrocinate dallo Stato. I giornali ci hanno abituati da tempo a storie di famiglie mandate sull’orlo della crisi finanziaria a causa del lotto. In un mondo sempre più complicato, ben presto ci servirà il terapista anche per comprendere come spendere il tempo libero e calibrare l’approccio alle attività ludiche.
(contributo esterno)