MANDELLO – L’articolo 1 della legge 211 del 20 del luglio 2000 afferma che “la Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia e la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio e a rischio della vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”.
In occasione del Giorno della memoria l’articolo 2 della stessa legge dispone che siano organizzati incontri, cerimonie, iniziative e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti “in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa e affinché simili eventi non possano mai più accadere”.
Anche Mandello intende onorare quella significativa scadenza e lo farà con due eventi, il primo dei quali è rappresentato dall’incontro che si terrà appunto martedì 27 gennaio al cineteatro “Fabrizio De Andrè”. Per iniziativa del gruppo Ana di Mandello e con il patrocinio del Comune, monsignor Bruno Fasani, direttore responsabile della rivista L’Alpino e canonico della Cattedrale di Verona, parlerà sul tema “La memoria al passato, la responsabilità nel presente”.
L’appuntamento, a ingresso libero, è per le ore 21.
La sera successiva, mercoledì 28 gennaio, sempre al “De Andrè” e sempre alle ore 21 l’ammistrazione comunale proporrà la proiezione del film Hannah Arendt di Margarethe von Trotta. Un intenso ritratto di una donna energica, intellettuale, coraggiosa, coerente e controversa.
Classe 1906, originaria di Hannover e morta a New York nel dicembre del 1975, la Arendt è stata una filosofa, una storica e una scrittrice.
La privazione dei diritti civili e la persecuzione subìta in Germania a partire dall’inizio degli anni Trenta a causa delle sue origini ebraiche, unitamente alla sua carcerazione, contribuirono a far maturare in lei la decisione di emigrare. Il regime nazista le ritirò la cittadinanza nel 1937 e di conseguenza Hannah Arendt rimase apolide sino al ’51, anno in cui ottenne la cittadinanza statunitense.