MANDELLO – In corteo da piazza Leonardo da Vinci fino al cimitero del capoluogo e là – dopo la messa celebrata dal prevosto del “Sacro Cuore”, don Pietro Mitta – la deposizione della corona di alloro al monumento che onora la memoria dei caduti durante la lotta di Resistenza, la benedizione e il discorso ufficiale del sindaco, Riccardo Mariani, prima dell’esecuzione dell’Inno di Mameli da parte del corpo musicale mandellese. Mandello ha celebrato oggi il settantesimo anniversario della Liberazione. “La Resistenza – ha premesso il primo cittadino – ha lasciato in eredità a tutti noi valori di guida e di insegnamento sempre attuali anche a distanza di settant’anni e dalla Resistenza, cui si è accompagnata la tenace lotta della classe lavoratrice, è scaturita anche la nostra Costituzione”. “C’è chi parla di un fascismo buono da contrapporre a quello cattivo – ha affermato il sindaco – ma noi diciamo che il fascismo buono non è mai esistito. C’è stata invece una guerra di popolo che ha portato alla liberazione e alla libertà, che è innanzitutto una conquista interiore perché la libertà è una vocazione e la democrazia è la dignità di ogni persona”.
Mariani è poi tornato sull’attualità del messaggio della Resistenza e ha detto: “Essere partigiani oggi vuol dire difendere il lavoro per i giovani e i diritti sindacali e dei lavoratori, perché il passato insegna e rimuoverlo sarebbe un grave errore”. “Abbiamo nostalgia della buona politica – ha osservato il sindaco avviandosi a concludere il suo intervento – ma siamo convinti che nuove stagioni siano ancora possibili. Solleviamo la testa, allora, e uniamoci, perché così facendo potremo coltivare la speranza di un mondo migliore”. In precedenza, come detto, il prevosto don Pietro aveva celebrato la messa. All’omelia il sacerdote aveva sottolineato che “stiamo vivendo tempi segnati dall’individualismo” e auspicato che la centralità della Pasqua “possa favorire una vita nuova perché liberata dal male”. Il sacerdote aveva anche ricordato le grandi tragedie di questi giorni: quelle del mare e le persecuzioni verso i cristiani. Poi le vittime di tutte le guerre. Aveva altresì invitato, don Pietro, a sollevare lo sguardo verso quei protagonisti della storia italiana “capaci di sacrificare la loro vita per un ideale di libertà”. E alla preghiera dei fedeli un’invocazione era stata rivolta a Dio per le vittime della guerra, dell’odio e della violenza. Quindi, a conclusione della celebrazione eucaristica, l’intonazione del canto Il tuo popolo in cammino, prima della commemorazione ufficiale. DI SEGUITO, LE IMMAGINI DELLA GIORNATA DEL 25 APRILE A MANDELLO