LECCO – “Un’opera partita male” al punto che all’indomani “del mio insediamento in Provincia, mi dissero che sarebbe stato meglio chiudere il contratto con la Salini”. Flavio Polano apre così l’incontro con i cittadini di Chiuso, lunedì sera alla Casa sul Pozzo, e non sono buone notizie quelle che il referente di Villa Locatelli porta al rione riguardo alla nuova Lecco-Bergamo.
La causa aperta dall’impresa costruttrice nei confronti della Provincia è l’ennesimo fardello di un’opera viaria che avrebbe dovuto concludersi nell’agosto del 2014. e che invece oggi è realizzata solo per il 20% del totale. I lavori si sono arrestati lo scorso inverno, appena prima di iniziare gli scavi della galleria che in futuro dovrebbe – il condizionale ormai ci pare d’obbligo – collegare il capoluogo manzoniano con la zona del Lavello di Calolzio.
L’impresa del gruppo Salini, ci riferisce lo stesso Polano, contesterebbe alla Provincia la mancata copertura del piano economico (aggiornato a 118 milioni di euro dai 100 milioni iniziali) seppur dalla Regione siano stati confermati stanziamenti per la metà dell’importo mancante, ed altri 4 milioni di costi per la sottoscrizione del protocollo di legalità e trasparenza negli appalti richiesto all’azienda dalla Prefettura.
“Il nostro obiettivo, fin dall’inizio del nostro mandato, è stato quello di trovare il modo di portare avanti quest’opera e abbiamo fatto di tutto affinché i lavori proseguissero – ha spiegato Polano – Abbiamo chiuso un arbitrato a sei milioni di euro, a fronte dei 30 pretesi. Sono stati richiesti altri 10 milioni per il cambio dell’area per le terre di scavo e siamo arrivati al ‘buco’ da 18 milioni di euro. Nonostante la ditta abbia continuato ad avanzare pretese, siamo riusciti a far completare tutte le opere esterne, tranne ché per la rotatoria e l’asfaltatura che non si è potuta realizzare perché tutto si è fermato dopo l’azione legale dell’impresa”.
Ora però la sensazione è di una rottura sempre più vicina con la Salini: “Cerchiamo ancora di mantenere uno spazio di trattativa economica per far ripartire il cantiere ma i primi approcci sono stati negativi, la distanza economica è troppo alta” e con la causa aperta, ora la Provincia studia “una strategia giuridica” per difendersi legalmente e potrebbe essa stessa citare in giudizio l’impresa, rivela Polano.
Al momento non è neppure possibile pensare ad un riappalto in tempi brevi dell’opera, “per farlo dobbiamo ricevere il rilascio del cantiere” e probabilmente servirà ancora una volta il ricorso al giudice e “almeno un anno” ancora di attesa.
Solo allora la gestione dell’appalto potrebbe passare dall’ente provinciale ad Anas, corteggiata da Villa Locatelli che cederebbe ben volentieri la ‘patata bollente’ all’ente statale, economicamente più forte e più preparato a sostenere la realizzazione della galleria. “L’errore compiuto da chi mi ha preceduto è aver fatto il passo più lungo della gamba- sottolinea Polano – quest’opera, per la sua complessità giuridica, finanziaria e tecnica, la Provincia non era in grado di portarla avanti. I fatti ci danno ragione”.
“L’ente non era pronto né preparato per gestire l’opera – ha ribadito il consigliere Mauro Galbusera – e non lo è nemmeno oggi. Sui 120 milioni totali ne ha messi 20 e non li aveva nemmeno, ha dovuto chiedere un mutuo per ottenerli. Il destino era già scritto”.
Un appalto integrato è stata la strada scelta per la Lecco-Bergamo, ha ricordato Galbusera, “l’impresa costruttrice è la stessa che pensa l’opera, la progetta e la ingegnerizzata, e questo per non dare alibi rispetto ad incrementi di costi”. Non è andata così e l’accordo di sottomissione proposto in primavera dalla Provincia avrebbe dovuto chiudere i conti, invece si è passati alle vie legali ed ora rabbia ed esasperazione hanno preso il posto dell’incertezza che già aleggiava tra i residenti del rione fin dall’apertura del cantiere.
C’è chi lamenta crepe comparse sulle pareti di casa ed è preoccupato che il cambio di appalto possa pregiudicare eventuali rimborsi, chi una parte di cortile diventata cantiere con un tanto di voragine e transenne a delimitarla, chi ha denunciato la mancanza di sicurezza per i pedoni che attraversano la rotatoria, chi ha ricordato lo smottamento che a fine giugno è caduta sulla provinciale all’altezza degli scavi per la centrale di ventilazione del futuro tunnel e le lettere spedite in Provincia per avvisare di movimenti franosi prima dell’accaduto. Galbusera, però, ha avanzato dubbi che frana e crepe siano direttamente imputabili al cantiere.
“Dal 2012 viviamo questa situazione passo dopo passo. La gente vuol sapere quando ne verrà fuori, fino ad oggi abbiamo ricevuto un sacco di promesse – è intervenuto Natale Passoni del Comitato – nel maggio del 2012 ci dicevano che nel 2014 non ci saremmo più resi conto dei lavori, perché sarebbero proseguiti sottoterra, e in superficie la situazione sarebbe stata ripristinata: Quando arriverà quel momento?”
Gli abitanti chiedono di ridare dignità all’area ma la Provincia oggi ha le mani legate: “Non potremo intervenire – ha ribadito Polano – finché il cantiere non ci sarà restituito” e non sarà un passaggio indolore. Per rescindere il contratto la Salini potrebbe chiedere il 10% del valore dell’appalto che si aggiungerebbe al 20% circa già incassato per i lavori fatti.
La sensazione, però, è che sia la strada (almeno metaforicamente) sia tracciata: “C’è una sproporzione evidente tra committente e impresa, è un azzardo tenere in capo alla Provincia un appalto di questa natura – ha sottolineato Alfredo Marelli, ex presidente del consiglio comunale di Lecco presente tra il pubblico – E’ una contraddizione e un segno di debolezza tentare un nuovo accordo con la Salini, al contrario dovreste passare ad Anas o alla Regione anche le pratiche di dismissioni. Costruiamo un tavolo forte, l’operazione verità è già stata fatta. non perdete altro tempo nel voler raddrizzare una barca che non si può raddrizzare. Siamo come Davide contro Golia e la nostra fionda per vincere è Anas”.