COMO-LECCO – “Gli allevatori lariani sostengono con ogni forza le azioni intraprese a livello regionale in ordine al prezzo del latte: non è possibile anche solo ipotizzare una quotazione inferiore al costo medio che i produttori sopportano per fare sopravvivere le loro imprese”. Così il presidente e il direttore di Coldiretti Como-Lecco, Fortunato Trezzi e Francesco Renzoni, commentano l’esposto presentato all’antitrust da Coldiretti Lombardia riguardo al prezzo del latte.
Il documento all’Autorità garante della concorrenza e del mercato è per segnalare “il comportamento di ITALATTE S.p.A., Gruppo Lactalis Italia, e PARMALAT S.p.A., Groupe Lactalis, di cui si lamenta che pongano in essere condotte commerciali sleali, ai sensi dell’art. 62 (la norma che regola i rapporti commerciali nella filiera agroalimentare, ndr.) proponendo un prezzo per la campagna 2013/2014 palesemente al di sotto dei costi di produzione medi del latte destinato alla trasformazione”.
L’esposto, a firma del Presidente della Coldiretti Lombardia Ettore Prandini, sottolinea che “gli animali producono il latte quotidianamente, che non può essere stoccato, ma va ritirato giornalmente e destinato immediatamente alla lavorazione e trasformazione e di conseguenza gli allevatori non sono nella condizione di interrompere le consegne alle imprese di trasformazione e si trovano praticamente costretti ad accettare condizioni contrattuali unilateralmente determinate , in particolare i prezzi”.
Le società Parmalat e Italatte (entrambe nell’orbita del gruppo francese Lactalis) hanno infatti inviato una comunicazione ai loro fornitori offrendo 40 centesimi al litro contro un costo totale lordo medio in Italia per il latte alimentare in zone di pianura (fonte C.R.P.A.) che ha ormai sfondato la soglia dei 55 centesimi al litro.
Differenza negativa confermata anche da una recente indagine di Ismea dalla quale risulta che le imprese di medie dimensioni (fra 100 e 300 capi), che sono le più numerose in Lombardia, hanno costi medi di oltre 49 centesimi al litro e quelle con più di 300 capi riescono a scendere poco sotto.
“Come ha sottolineato il nostro presidente regionale Ettore Prandini, è evidente come i 40 centesimi offerti da Parmalat e Italatte non siano affatto proporzionati al valore del latte che ritirano dalle stalle – affermano Trezzi e Renzoni – si tratta di uno squilibrio sanzionato dalla legge che vieta pratiche che determino prezzi palesemente al di sotto del costo di produzione medio dei prodotti oggetto delle relazioni commerciali e delle cessioni da parte degli imprenditori agricoli”.
“In pratica – spiega la Coldiretti Lombardia – Italatte e Parmalat stanno approfittando della loro posizione di forza nei confronti degli allevatori, visto che sono rispettivamente il primo e il quinto acquirente di latte italiano con circa 9 milioni di quintali totali all’anno di cui quasi 7 milioni ritirati proprio dalle stalle in Lombardia”.