LECCO – Oltre quattromila chilometri, 4754 per la precisione, da Olbia a Trieste, attraversando le isole e risalendo l’Italia in sella alla sua mountain bike: un’impresa conclusa solo qualche giorno fa dal lecchese Giancarlo Riva, conosciuto in città più per la sua esperienza alpinistica che nei panni del ciclista.
Per un decennio, infatti, Riva, fino al 2000, è stato presidente del Gruppo Gamma di Lecco, eppure, quella conclusa lo scorso 1 settembre, non è stata per lui la prima avventura con la due ruote: prima in Sardegna e Corsia, poi nel 2016 ha affrontato i Pirenei in bicicletta. Questa volta, la sfida è stata più impegnativa per festeggiare i suoi 65 anni. “Come mi è venuto in mente? Per caso, come nascono spesso le idee – sorride – volevo fare qualcosa di non convenzionale, un’esperienza da vivere intensamente, così come ho sempre cercato di vivere la mia vita”.
Prese mappa e penna, Riva ha elaborato l’itinerario del suo viaggio, “ho tracciato il percorso che vorrei srotolare sotto i copertoni della mia FED e il disegno assomiglia molto alla lettera greca minuscola delta ( δ )” scriveva prima della partenza. Ed ecco il nome di questa impresa, Delta Italia, a cui Riva ha dedicato un blog attraverso il quale raccontare il suo peregrinare per il Bel Paese.
La partenza da Olbia, il 4 maggio scorso, è stata anticipata da settimane di preparazione fisica oltre che di studio del tracciato e dell’equipaggiamento: “Sicuramente il kit di manutenzione della bicicletta era la parte più ingombrante di quanto avevo con me, necessario però, nel caso avessi avuto un problema avrei dovuto sbrigarmela da solo e non sarebbe stato così difficile, ho assemblata personalmente questa bicicletta, pezzo per pezzo. Il resto del ‘bagaglio’ era ridotto all’osso, tre paia di guanti, due cambi d’abito da ciclista e due per il dopo tappa. Nel scegliere il percorso ho cercato di collegare gli sterrati ed evitare il più possibile strade asfaltate”.
In meno di dieci giorni, dopo aver percorso la Sardegna, il 13 maggio Riva ha preso il traghetto per Palermo: “Ogni giorno, un gradino, percorrendo 70 chilometri in media – ci spiega la sua tabella di marcia – lasciando un giorno di riposo ogni sei”.
Risalendo la ‘delta’ tracciata, Riva si è lasciato dietro diverse conoscenze, “ho raccolto tanti seguaci – scherza – altri biker incrociati lungo la strada. Mi incoraggiavano, ci sentivamo alla fine delle tappe, ancora oggi sono rimasto in contatto con alcuni di loro”.
Il viaggio del lecchese si è interrotto a fine giugno sulle Alpi liguri, a causa del maltempo incessante: “Ho dovuto sospendere forzatamente e non è stato un vantaggio, mi ha costretto a mantenere alto l’allenamento pur a casa, se avessi mollato sarebbe stato molto difficile riprendere successivamente”.
E’ trascorso un mese prima che Riva si rimettesse a pedalare verso la meta, “percorrendo la traversata classica delle Alpi, non da Trieste a Ventimiglia, come si fa solitamente, ma nel senso opposto. Ho dovuto per questo adattare il percorso, variandolo in base alle salite e alle discese che avrei incontrato effettuandolo al contrario”.
Su e giù per le montagne: in totale è di 114.370 metri il dislivello affrontato da Riva, dall’inizio di questa esperienza. Sulle Alpi c’era la moglie Stefania ad accompagnarlo. “Mi attendeva alla fine di ogni tappa, è stato bello averla con me e lasciando a lei il cambio d’abiti, il peso dello zaino si riduceva di dieci chili, un vantaggio importante su questa parte di tracciato finale, prima di raggiungere Trieste”.
Oggi Riva, concluso questo progetto sportivo, è tornato nella sua amata Lecco, ma chi lo conosce sa che difficilmente se ne starà con le mani in mano: “Io credo che la vita non sia quello che ti capita, ma quello che ti scegli. Dobbiamo seguire le nostre passioni, dare spazio ai nostri talenti”.