LECCO – A poco meno di una settimana dalla scadenza del bando per la gestione della “Pizzeria della legalità” pubblicato dal Comune di Lecco lo scorso 19 gennaio e in occasione della visita a Lecco di Rita Borsellino, politica italiana nonché sorella del magistrato ucciso da Cosa Nostra nel 1992, i cancelli di Wall Street si sono aperti, svelando il cantiere gestito da Aler Lecco.

Fu proprio qui, nello stabile di Via Belfiore, anzi, ad essere precisi nel bunker sotto il locale, che nell’ottobre del 1992 i carabinieri fecero irruzione arrestando Franco Coco Trovato, boss della ‘ndrangheta lecchese attualmente detenuto a Terni in regime di 41 bis (carcere duro).

Ad accompagnare Rita Borsellino nella sua visita il presidente Aler Luigi Mendolicchio, l’architetto Walter Teruzzi ed altri esponenti dell’Azienda: definito buono lo stato di avanzamento dei lavori di ristrutturazione dello stabile, che stando alle previsioni dovrebbero terminare entro maggio, permettendo l’apertura della nuova attività in concomitanza con l’inizio di Expo a Milano. “I lavori proseguono bene – fanno sapere da Aler – siamo in anticipo di una settimana sui tempi. La struttura è interamente di cemento armato e gli interventi non sono stati facili ma salvo grosse sorprese dell’ultimo momento il termine rimane per maggio come annunciato sin dall’inizio.”


Rita Borsellino, dopo aver passato la mattinata a Merate presso l’Istituto F. Viganò e il Liceo scientifico M.G. Agnesi dove ha incontrato gli studenti che hanno partecipato ai percorsi di “Educazione alla Legalità Democratica”, ha pranzato su invito di Arci Lecco presso il circolo “La Ferriera”, condividendo coi presenti un momento di discussione sull’esperienza delle Carovane Antimafia nate in Sicilia nel 1994. Da sempre sostenitrice e promotrice del riutilizzo sociale dei beni confiscati alla mafia si è poi recata presso l’ex pizzeria Wall Street dove ha visitato i locali in ristrutturazione.
“In principio, quando si parlava di infiltrazioni mafiose al Nord o in regioni non meridionali ci guardavano male: la mafia era solo roba del sud. Noi sapevamo di avere la mafia, e lo affrontavamo in un certo modo, giudiziario, sociale e civile, eravamo attrezzati – ha commentato – poi sono arrivati i segni chiari di questa presenza anche al nord: siamo contenti che si sia presa coscienza di questo problema. Cosa possono fare società civile e politica? La prima deve assumere coscienza e fare la propria parte, nel proprio piccolo rispettare le regole. La seconda assumersi responsabilità e competenza perché se il cittadino comune può non capire o fare finta di non capire la politica non può e non deve concedersi questo lusso e possibilmente evitare di farsi coinvolgere.”
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