MANDELLO – Dopo l’incendio di sabato 14 maggio è già tempo di pensare a ricostruire, a recuperare e a rimettere in sicurezza quello che il fuoco ha distrutto o danneggiato. Già, è tempo di fare la conta dei danni, che avrebbero potuto essere ben più gravi stando a quanto inizialmente ipotizzato.
Per cominciare, nei giorni immediatamente successivi all’incendio il primo passo è stato rappresentato dalla messa in sicurezza e dalla copertura con teli del tetto distrutto dalle fiamme, oltre che dalla posa delle recinzioni, operazioni cui hanno provveduto tecnici e maestranze delle Costruzioni Colombo.
Considerato che la chiesa arcipretale di San Lorenzo è un bene monumentale e in quanto tale tutelato, si dovranno ora attendere anche i sopralluoghi e i “verdetti” della Soprintendenza dei beni architettonici e paesaggistici.
Certamente da rifare, oltre alle parti di tetto andate distrutte per il divampare delle fiamme, sarà l’impianto elettrico dell’edificio religioso, così come si dovrà mettere mano alla bonifica delle parti strutturali, dei dipinti e degli arredi inevitabilmente intaccati dal fumo.
A essere fortunatamente scampato alle fiamme è stato in particolare l’organo dell’arcipretale, come confermato nei giorni immediatamente successivi all’incendio da Aldo Locatelli, organista titolare della chiesa di San Lorenzo, che nelle ultime ore ho scritto sulla propria pagina Facebook che né il fuoco né l’acqua hanno intaccato i mantici e che le fiamme sono state fermate “dalla magica porta pesante e spessa” da cui si accede appunto all’organo, porta che poi si è ridotta in cenere ma che appunto “ha evitato che l’incendio danneggiasse irrimediabilmente la manticeria e quindi tutto l’organo”.
“Motore e ventola saranno da controllare quando verrà ripristinata l’energia elettrica – scrive sempre Locatelli – e in ogni caso all’interno dell’organo non vi sono né fuliggine né acqua”.
E’ poi lo stesso Aldo Locatelli, che la sera dell’incendio ha seguito sul posto, in silenzio e con comprensibile trepidazione, le varie fasi dell’intervento dei vigili del fuoco, a fare chiarezza sulla storia del prestigioso organo.
“Iniziamo a sfatare la convinzione che l’organo sia ancora un “Serassi” – scrive – poiché gli interventi dei primi anni del ‘900 hanno riformato pesantemente lo strumento, regalandoci però ricchezza di timbri e sonorità più che eccellenti e molto apprezzate”.
L’organista ricostruisce la storia dell’organo di San Lorenzo e spiega che “tre sono i momenti in cui l’organo ha avuto un posto di primo piano nelle vicende della chiesa: 1580 l’organo di Pietro Antonio da Pallanza, 1784 l’organo Serassi (Andrea Serassi), 1903 l’organo Marelli di Milano, con successive modifiche degli organari Aletti e Maroni”.
“Le modifiche e gli ampliamenti effettuati dal Marelli, dagli Aletti e Maroni – scrive sempre Locatelli – decretarono la fine dell’organo Serassi. Fu completamente rifatto l’impianto trasmissivo dei comandi tastiere e registri e variati pesantemente gli elementi sonori (canne) e di sostegno delle stesse (Somieri), eliminando e sostituendo alcuni registri ma aggiungendone anche di nuovi. Questo, frutto dello storico evolversi da una stagnante situazione dell’organaria italiana di fine ‘800, ha prodotto uno strumento dalle qualità timbriche eccellenti e molto apprezzate, dando modo anche di ampliare il repertorio eseguibile, comprendendo tutti i generi: classico, barocco, romantico e moderno”.