400 panne cotte e poco meno di 100 concorrenti alla presenza di un folto pubblico, sono questi i numeri del 3° Torneo di Panna Cotta che si è svolto mercoledì sera al ristorante 2184 dei Piani Resinelli.
Re e Regina del risucchio sono stati incoronati Claudia di Bosisio Parini e Ricardo (con una “c” sola ci ha raccomandato il vincitore) di Lodi. E sempre di Lodi sono il secondo e il terzo classificato della categoria maschile, rispettivamente Nicola e Alberto, quindi 4° Man e 5° Andrea.
Sul podio femminile sono invece finite Federica (2^) e Jenny (3^) mentre la medaglia di legno per il secondo anno consecutivo è andata a Isabella Maggi (4^), mentre al 5° posto si è piazzata Giada.
Due ore a colpi di risucchio, con batterie da 5 concorrenti, a passare il turno il più veloce a risucchiare la panna cotta e ingoiarla lasciando nel piatto meno residui di dolce possibili, il tutto con il solo ausilio della bocca, niente posate e mani rigorosamente sul tavolo o dietro la schiena.
Risultato: sfide avvincenti (come sempre una volta in gara nessuno vuole perdere) e vittorie sul filo del rasoio con qualche spareggio per determinare il vincitore di batteria. Risate a non finire da parte del pubblico per le facce più assurde fatte dai concorrenti nel tentativo di mangiare in un sol boccone la formina di panna cotta e sempre dal pubblico sostegno, incitamenti agli amici, ma anche inevitabili battute.
A conclusione di serata le premiazioni dei primi migliori cinque delle due categorie: maschile e femminile. Al Re e alla Regina del risucchio sono stati consegnati rispettivament una grappa di una rinomata e, in questo caso, ambigua marca, mentre a lei una confezione di “Pendoloni” tipica pasta di grano duro (guarda caso).
Ottima come sempre la regia di Marco Anghileri titolare del 2184 e ideatore insieme ad alcuni amici della goliardica sfida nata nel 2009 e che di anno in anno sta riscuotendo sempre più successo: “E’ andato tutto bene – spiega Marco – se andiamo avanti di questo passo il prossimo anno devo allargare il locale perchè non ci stiamo più”.
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