CALOLZIO– “Carissima Piera… Non avere tanta premura nell’attendere e continua il tuo mestiere di mamma, metti il cuore in pace anche io me lo sono messo, dì ai nostri figli che il papi si accontenta di tutto e che siano buoni”, queste le parole più toccanti dalla commemorazione del 25 aprile a Calolzio, parole scritte da Giovanni Ripamonti per la moglie, mentre si trovava presso il campo di Mauthausen e che, quest’oggi tornano vive grazie al figlio Franco, che all’arresto del padre aveva soli 13 giorni.
Per ricordare la liberazione dal regime nazifascista e, soprattutto, per tramandare ai giovani e giovanissimi, vista la partecipazione dei bambini e ragazzi delle scuole elementari e medie, di questo scorcio importante della nostra storia nazionale, a Calolzio, si è svolto il tradizionale corteo, che ha preso il via, al termine della celebrazione eucaristica, dalla piazza arcipresbiteriale. Hanno sfilato, sulle note dell’Inno di Mameli e delle canzoni che hanno accompagnato gli anni della Seconda Guerra Mondiale, suonati dal corpo bandistico Giuseppe Verdi, le autorità, l’ANPI, il gruppo Alpini, i carabinieri, la pro loco, e le associazioni del territorio, fino ad arrivare presso la piazza interna del municipio, qui la consueta deposizione della corona d’alloro al monumento, per poi proseguire fino al monumento dei Caduti lungo Corso Dante.
“I bambini giocano alla guerra. E’ raro che giochino alla pace perché gli adulti da sempre fanno la guerra, tu fai “pum” e ridi; il soldato spara e un altro uomo non ride più. E’ la guerra. C’è un altro gioco da inventare: far sorridere il mondo, non farlo piangere” ( Brecht) , sono stati proprio i bambini ad aprire i discorsi ufficiali, recitando poesie di pace.
Anche il sindaco del consiglio comunale dei ragazzi, Simone Salierno, dell’istituto Caterina Cittadini, ha voluto riportare un messaggio di pace e fratellanza “la libertà è un diritto che per noi è fonte di vita pacifica, è doveroso ricordare ciò che è successo, soprattutto da parte di noi ragazzi che spesso dimentichiamo gli sforzi di chi ci ha preceduto”.
Emozionante e commovente la lettera di Giovanni Ripamonti alla moglie, letta dal figlio Franco; nei prossimi mesi, ha annunciato la portavoce comunale, verrà dedicato uno spazio, in zona Lavello, in memoria dell’uomo, deportato calolziese.
“Io sono nato nell’Italia libera, non ho conosciuto la guerra.. celebrare il 25 aprile vuol dire celebrare il presente: cerchiamo fra i valori della resistenza una bussola che ci indichi la strada. Ancora troppi attori della storia moderna usano la guerra per i loro scopi, non è più giusto dire che il fine giustifica i mezzi, ma i mezzi devono precedere il fine, bisogna operare con giustizia se si vuole un mondo giusto. Bisogna imparare l’accoglienza, il rispetto, la solidarietà e ciò richiede una rivoluzione culturale. È tempo di cambiare perché il mondo sta rischiando”, così il presidente Provinciale dell’ANPI, De Battista, prima di cedere la parola al primo cittadino Cesare Valsecchi, che ha voluto al suo fianco Gildo Valsecchi, reduce di guerra e Simone Salierno, sindaco dei ragazzi, “perché questa giornata sia un incontro fra generazioni”.
“Dobbiamo una profonda riconoscenza a chi con il sacrificio della propria vita ha garantito la pace. Eleviamo insieme il nostro grazie. Settantuno anni sono trascorsi dal 25 arile 1945, è un’ emozione che vogliamo fare nostra; oggi tocca a noi garantire la pace, costruendo un futuro migliore per tutti, importantissimo il ruolo dei ragazzi, che come scrisse Giorgio La Pira sono come le rondini che annunciano la primavera” ha concluso il sindaco.