Siccità. Viaggio lungo il fiume Adda in secca: “Situazione critica”

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Fiume Adda in secca - Brivio

Il livello dell’acqua è sceso sotto i 25 cm sul livello idrometrico

Mauri (Consorzio dell’Adda): “Situazione critica, ma sotto controllo anche se preoccupa l’assenza di precipitazioni”

BRIVIO / OLGINATE – Il fiume sempre più stretto e magro con lingue di sabbia a formare isolotti che spuntano ovunque insieme a rocce e massi di grosse dimensioni non più coperti dall’acqua. E’ la desolante cartolina del fiume Adda dopo mesi di siccità: il livello idrometrico è sceso sotto lo zero e viaggia ormai da giorni intorno a quota – 25 centimetri sotto lo zero idrometrico.

Basso, bassissimo se si pensa che lo scorso anno, in questo periodo era di + 15 cm. E le previsioni meteo non lasciano presagire, almeno per i prossimi giorni, un cambio di rotta che sarebbe quanto mai atteso e sperato. “Per ora la situazione è sotto controllo, anche se chiaramente critica” commenta Emanuele Mauri, presidente del consorzio dell’Adda, ente a cui spetta il monitoraggio e la regolazione delle acque del bacino del lago di Como e del fiume Adda.

“Il record storico del livello più basso del fiume sia stato raggiunto nel 1984 con – 52 cm” rammenta ricordando anche che il limite di concessione del consorzio viaggia dai – 40 ai + 130 cm sul livello idrometrico. “Stiamo monitorando con estrema attenzione la situazione, cercando di farla rimanere in equilibrio al fine di preservare l’ecosistema del lago. Un livello idrometrico basso porta con sé problemi all’ittiofauna, alle sponde, ai porti in secca
oltre a mettere in evidenza gli scarichi a lago. E’ dalla fine del 2021 che stiamo effettuando manovre per garantire equilibrio compensando l’assenza di precipitazioni importanti”.

Il livello di deflusso dell’acqua è di 47,8 metri cubi al secondo, lo scorso anno era di 200 metri cubi al secondo. Si gioca d’equilibrio con la quota di afflusso contando sulle riserve dei bacini artificiali della Valtellina che stanno dando acqua a sud permettendo di mantenere attiva la “filiera” dell’acqua, grazie alla quale vengono irrigati i campi coltivati della pianura padana. “Il nostro sguardo non può fermarsi solo alla nostra diga” rimarca Mauri, come a rispondere a chi vorrebbe aumentare la portata dell’acqua a Olginate in modo da far sparire gli isolotti di pietre e ghiaia che hanno circondato i piloni del vecchio ponte che collega a Calolzio.

Viaggiando a sud lungo l’Adda la situazione non è certo migliore. Improvvisate spiagge di pietre e detriti si sono formate in ogni dove, andando a coprire aree fino a qualche mese fa coperte dall’acqua, sempre più bassa, giorno dopo giorno. Di fronte al Monastero del Lavello sono apparse delle piccole isole, quasi a invitare ad attraversare il fiume a piedi. Dopo il ponte Cesare Cantù lo scenario non cambia. Anzi. A Brivio, proprio il basso livello del fiume ha permesso di scorgere a occhio nudo quello che agli occhi di tutti è sembrato il resto di un ordigno bellico. L’area è stata recintata in arrivo degli specialisti della marina che dovranno togliere ogni dubbio sull’origine del reperto e, nel caso, procedere a farlo brillare.

Le barche dei pescatori non sono più in acqua ma ancorate su sabbia e ghiaia. La passeggiata lungofiume sembra essersi allargata con una “passerella” sulla spiaggia.

E, dopo il ponte, spingendosi verso il Molinazzo, va ancora peggio. L’Adda si è ridotta a una lingua d’acqua dove papere, cigni e anatre si guardano intorno perplesse. Il fiume, stretto e magro, scorre, sempre più debolmente, mostrando tutta la fatica accumulata in troppe settimane di siccità.

“E non possiamo neppure contare sulle riserve nevose visto che questo inverno è stato caratterizzato da scarsissime precipitazioni”. La speranza, quindi, è sola una: poter vedere finalmente le nuvole tornare a impossessarsi del cielo regalando una pioggia copiosa.

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