BARZIO – “Vi chiederete cosa ci faccio io, qui a Barzio, con i carabinieri. C’è un motivo ben preciso che mi ha portato ad accettare l’invito che mi era stato rivolto di salire in Valsassina e nessuno ne era al corrente. Ho una quarantina di Comunità sparse un po’ ovunque, ma io vivo all’interno del Parco Lambro a Milano, dove tengo con me i ragazzi migliori. Uno di loro ha 20 anni e due anni fa ha rotto la testa a un carabiniere…”.
Don Antonio Mazzi, fondatore di “Exodus”, classe 1929, introduce così la sua omelìa alla messa celebrata sabato 30 agosto nella chiesa di Barzio a conclusione della giornata di festa per i 200 anni della Benemerita e l’intitolazione della sezione di Introbio dell’Associazione nazionale carabinieri a Emanuele Messineo.
E’ visibilmente emozionato, don Mazzi, e i fedeli riuniti dentro la parrocchiale di Sant’Alessandro lo ascoltano con attenzione e interesse, in un silenzio assoluto. “Quel ragazzo – dice il sacerdote – stava rientrando dopo aver festeggiato il suo diciottesimo compleanno e guidava l’auto di sua mamma. Lui e i suoi amici sono stati fermati per un controllo e invitati a scendere dalla vettura. C’era un bastone, per terra. Quel giovane l’ha afferrato e ha colpito alla testa con estrema violenza un carabiniere, riducendolo in fin di vita al punto che dopo oltre 7 mesi di coma quel militare è morto”.
Don Antonio Mazzi fa una pausa, il capo chino sul leggìo. Poi riprende: “Il ragazzo è stato processato e ha avuto l’ergastolo, pena in seguito ridotta a 20 anni. Adesso è lì con me. Ebbene, noi preti non diamo ragione a chi sbaglia, ma quando sono stato in Tribunale a Firenze dove si doveva decidere se la pena gli sarebbe stata confermata oppure no è accaduto qualcosa di sconvolgente”.
“La moglie del carabiniere ucciso – rivela don Mazzi – mi ha avvicinato e mi ha chiesto se poteva venire da me in Comunità perché voleva incontrare quel ragazzo e perdonarlo. Vedete, io vivo da 50 anni tra i disperati, ma questo è stato anche per me un evento straordinario e vorrei che l’episodio che vi ho raccontato rimanesse nei vostri cuori. Ecco svelato il motivo per il quale oggi sono qui con voi a Barzio. Sì, sono qui per ringraziare i carabinieri”.
Il fondatore della Comunità Exodus non si ferma e torna, la voce sempre più commossa, su quel drammatico episodio. “Quindici giorni dopo il processo – dice – quella donna è venuta in Comunità e ha abbracciato il ragazzo che gli aveva ucciso il marito a colpi di bastone. Il giovane era sconvolto da quel gesto, ma la gente deve sapere che queste cose accadono ancora. Io ho visto di tutto, in vita mia, ma un fatto simile non mi era mai capitato”.
Don Mazzi aggiunge: “Questo vuol dire che esiste ancora il perdono e che non abbiamo perso tutto, perché proprio il perdono è una faccia dell’amore e a ciascuno di voi io dico: tutti abbiamo qualcosa da perdonare, perciò vorrei che ringraziassimo Cristo perché le azioni più straordinarie che lui ha fatto sono state azioni di perdono”.
Il sacerdote torna all’altare accanto al parroco di Barzio, don Lucio. La celebrazione eucaristica continua, ma il pensiero di tutti è per quel ragazzo e per quel carabiniere. E per quella vedova che ha perdonato l’assassino di suo marito.
GALLERIA FOTOGRAFICA