A un anno dalla scomparsa, il ricordo di Ezio Artusi è ancora molto forte
“Non esitare a soccorrere una persona perché potresti essere l’unico disposto a farlo”
INTROBIO – Dopo il saluto a Giovanni Giarletta al cimitero monumentale di Lecco, gli amici del Soccorso Alpino sono saliti a Introbio dove riposa Ezio Artusi.
“La cosa più bella e importante è vedere che, a distanza di un anno, la volontà di continuare a ricordare è ancora così forte – ha detto il sindaco di Introbio Adriano Airoldi -. Quando ci siamo trovati un mese fa con Alessandro Spada, le emozioni sono tornate fuori come il primo giorno. Ezio ce l’abbiamo addosso: l’amicizia che voi avete avuto come soccorso e noi come amici e cittadini è un legame fortissimo che non passerà mai”.
Il sindaco Airoldi non è riuscito a nascondere la sua emozione durante la piccola cerimonia al cimitero di Introbio: “Oggi sarà una giornata emozionante – ha concluso – da vivere in allegria stando vicini alla famiglia per ricordare quanto Ezio fosse speciale”.
E proprio i compagni del Soccorso Alpino si sono stretti attorno alla moglie e ai genitori di Ezio Artusi.
“Noi della stazione Valsassina abbiamo appena terminato un piccolo quadro all’interno della sede – ha detto il capostazione Alessandro Spada -. Si vede il pizzo e un soccorritore che dà la mano a un alpinista. Una semplice mano che però rappresenta l’aiuto principale. Poi abbiamo pensato a una frase e abbiamo scelto questa: ‘Non esitare a soccorrere una persona perché potresti essere l’unico disposto a farlo’ “.
“Conoscendo Ezio, questa frase gli si addice alla perfezione – ha continuato Spada -. Quante volte ha mollato tutto per andare a soccorrere una persona: non c’è un momento per andare a soccorre qualcuno, ma quando è il momento bisogna andare. La frase che abbiamo scelto ricorda Ezio, Charlie e tutte le persone che, anche al di fuori del Soccorso Alpino, si spendono per dare una mano agli altri”.
Anche i genitori di Giovanni Giarletta hanno partecipare a questo momento di ricordo, emozionante l’abbraccio con i genitori e la moglie di Artusi
Una preghiera e un momento di silenzio rotto solo da un canto, Signore delle Cime, un ultimo saluto, così come si usa in montagna.