La Hot Line gli è costata cara: 52enne truffato e minacciato

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LECCO – Il sesso virtuale per un 52enne di Casargo è costato caro, anzi carissimo. Tutto è cominciato da una “Hot Line” dove l’uomo aveva conosciuto una tale “Annalisa” con la quale aveva iniziato ad avere conversazioni erotiche attraverso una chat. E certe chat pare siano come le ciliegie: una tira l’altra! Tant’è che fra i due si era creato un rapporto intimo, poi proseguito tramite conversazioni telefoniche.

Con il passare del tempo ad “Annalisa” si era aggiunta anche un’altra tizia che si faceva chiamare “Chiara” con la quale aveva intrattenuto conversazioni dello stesso tenore.

Improvvisamente, però, il 52enne aveva iniziato a ricevere della chiamate da uno sconosciuto, il quale prospettandogli di avere intrattenuto rapporti erotici con una “minorenne” si diceva molto infastidito ed aveva iniziato a chiedergli il pagamento di una somma di denaro per evitare la denuncia e che di conseguenza la notizia finisse sulla stampa.

L’uomo, dopo avere eluso le prime richieste, a seguito delle pressanti minacce ha quindi ceduto al ricatto versando, tramite vaglia e pagamenti “Western Union”, in un lasso di tempo molto ristretto la somma di circa 1.700 euro.

Man mano il tempo passava, le richieste di versamenti di denaro si erano fatte sempre più frequenti a tal punto che il valsassinese, nell’aprile scorso, non riuscendo più a far fronte ai pagamenti e dinnanzi a minacce particolarmente esplicite aveva deciso di denunciare l’accaduto ai Carabinieri.

I militari della Stazione di Casargo e quelli del Nucleo Operativo e Radiomobile, hanno così avviato immediatamente le opportune indagini che, in un poco tempo, hanno consentito ai Carabinieri del Norm della Compagnia di Lecco, in collaborazione con quelli della Compagnia di Luino (VA), di trarre in arresto nella giornata di ieri, martedì 28 maggio, A.C. 40enne di Cuveglio (VA), e G.M. 31enne di Cadegliano (VA), nonché all’individuazione di un terzo complice, che in virtù dei gravi indizi di colpevolezza acquisiti sono stati raggiunti inizialmente da un Decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica di Lecco con le imputazioni di estorsione e furto, e oggi confermate dall’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare al regime di arresti domiciliari da parte del G.I.P. del Tribunale di Lecco, su richiesta della locale Procura della Repubblica.