LECCO – “Un uomo buono e generoso, sempre pronto a dare una mano nella nostra parrocchia e in quelle limitrofe, un uomo che non ha mai abbandonato Dio neanche nei momenti difficili e bui della sua malattia” con queste parole Monsignor Franco Cecchin, prevosto di Lecco, ha voluto salutare l’architetto Antonio Spreafico, deceduto martedì, all’età di 64 anni dopo una lunga lotta contro la Sla.
Una folla di parenti, amici, colleghi e conoscenti, giovedì pomeriggio, ha gremito la Basilica di San Nicolò per l’ultimo saluto all’architetto Spreafico,autore di numerose creazioni nel lecchese, tra le quali “La Casa sul Pozzo” che per l’architetto lecchese ha simboleggiato, non solo una delle sue opere più significative, ma anche un luogo di accoglienza durante il difficile cammino della malattia.
“Oggi siamo riuniti per celebrare la risurrezione di Antonio – ha esordito durante l’omelia Padre Cupini, grande amico dell’architetto Spreafico – la sua morte e la sua sepoltura è avvenuta molto prima, quando non ha più potuto comunicare con le altre persone che lo circondavano. Noi tutti siamo in debito con Antonio, sia per motivi professionali che personali, grazie alla sua gratitudine e compostezza è riuscito a lasciare in ognuno di noi un pezzo di sé“.
Durante l’omelia Padre Angelo Cupini ha letto alcuni estratti dal libro “Luce”, scritto dal fratello di Antonio, Giorgio di professione giornalista, dove l’architetto ha voluto raccogliere le sue profonde riflessioni: “Nell’ultima pagina del libro Antonio si paragona ad un tramonto – ha letto Padre Angelo – il tramonto è un racconto che dà il suo meglio al termine: dà luce fino alla fine della giornata, improvvisamente, con uno scatto fulmineo, si spegne, per poi risorgere il giorno seguente con una nuova luce”.
“Antonio durante gli ultimi 4 anni della sua vita ha combattuto a lungo contro la Sla – ha concluso Padre Cupini – nonostante la grave malattia è riuscito ad essere con noi e tra noi per molto tempo, questo è potuto accadere grazie a una famiglia che lo ha aiutato e sostenuto, sopravvivendo ben oltre le previsioni dei medici; il suo ricordo è e sarà per noi un bene che crescerà ogni giorno di più“.
Prima della benedizione finale un caro amico di Antonio ha ricordato con parole commosse l’architetto lecchese: “Qualche giorno fa ho fatto un sogno, eravamo seduti su una panchina del lungolago e osservavamo il paesaggio, nonostante la bellezza del panorama, vedevo la tristezza nei tuoi occhi e ti chiedevo se questa malinconia fosse dovuta al fatto che fossi consapevole che a breve avresti lasciato tutto questo- ha affermato -no, ora so che in questo momento sei sereno perchè tutte le persone e le cose importanti sono nel tuo zaino che hai portato con te, in questo lungo cammino, al termine del quale troverai persone per te importanti ad aspettarti a braccia aperte, tra le tante il tuo amato padre. Ti ricorderemo sempre con affetto e amore, di te ci rimarranno la tua ironia, il tuo sguardo gioioso e il tuo sorriso riconoscente“.