Dolore e incredulità a Lomagna per la barbara uccisione di suor Luisa Dell’Orto
La toccante lettera della religiosa, in missione ad Haiti da 20 anni con la domanda “Perché restare qui?” e la risposta “Missionari lo si è insieme”
LOMAGNA – Una comunità sotto choc, impietrita e in lacrime piange la morte, improvvisa e violenta, di suor Luisa Dell’Orto, missionaria lomagnase uccisa ieri, sabato, a Haiti.
65 anni da compiere tra due giorni, da una ventina ad Haiti, dove era chiamata l’angelo dei bambini di strada per via dell’attività svolta a Kay Chal, Casa Carlo a supporto dei ragazzi di strada, suor Luisa aveva mantenuto un legame forte e profondo con la sua comunità di origine dove tornava ogni tanto per un breve momento di vacanza e di incontro con i familiari, gli amici del gruppo missionario Il Germoglio (nato proprio a supporto delle sue attività) e le tante persone che a lei e alla sua missione di vita erano legate attraverso le lettere e i messaggi inviati con costanza e puntualità dall’altra parte del mondo.
Le sorelle, Carmen e Maria Adele, vivono infatti a Lomagna mentre il fratello, Giuseppe, è padre barnabita, in servizio ora a Cremona.
Solo la scorsa estate, suor Luisa era rientrata in paese ed era stata accolta con gioia dalla comunità che aveva ascoltato le sue parole, tanto cariche di entusiasmo quanto lucide, oneste e consapevoli sulla situazione difficile vissuta ad Haiti. Lo aveva messo anche nero su bianco in una lettera diventata oggi il suo testamento spirituale, scritta a fine pomeriggio, al rientro dalla spesa al supermercato.
“Mi direte che sono un po’ folle, visto la situazione di insicurezza, a uscire così ma vi assicuro che eravamo quasi tutti a piedi e che lo spostamento era ‘obbligatorio’ perché dei sindacati e dei gruppi della popolazione hanno proclamato tre giorni di sciopero ‘duro’ – scriveva rispondendo alla preoccupazione dei tanti intimoriti dalla situazione vissuta ad Haiti -. La popolazione è lasciata a se stessa e cerca di trovare il modo di vivere, di fare un po’ di commercio, di lavorare…”.
Una situazione difficile, di fronte alla quale era ed è lecito farsi qualche domanda. Lo sapeva bene suor Luisa che continuava la sua lettera con degli interrogativi: “Perché restare qui? Perché esporsi al ‘rischio’? Che senso vivere in tale disagio? Non sarebbe meglio che la gente risolvesse da sola i suoi problemi?”
Domande a cui rispondeva con una citazione dagli Atti degli Apostoli (“Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”) e con quanto vissuto sulla propria pelle. “Stamattina, l’impiegato che legge il contatore della corrente elettrica (come una volta da noi) è venuto per la sua lettura e abbiamo parlato un pochino della situazione del paese ,a un certo punto è uscito con questa espressione: “Suor Luisa, tu qui nel quartiere puoi ‘kouche a tè’, cioè dormire in terra in mezzo alla strada tranquillamente e nessuno ti farà niente perché tutti sanno che fai qualcosa per loro e che possono contare su di te in caso di bisogno” …inaspettato e mi sono commossa. Poter contare su qualcuno è importante per vivere! E testimoniare che si può contare sulla solidarietà che nasce dalla fede e dall’amore per Dio e dall’amore di Dio è il più grande dono che possiamo offrire”.
Un appello alla solidarietà concluso con una considerazione, netta e sincera: “Sì, missionari lo si è insieme, nella quotidianità della vita, nei gesti di presenza e di attenzione, nella preghiera”.
La sua morte, tanto barbara quanto improvvisa, ha prodotto un fortissimo impatto a Port-au-Prince dove “seur Luisa”, come la chiamavano, era un’istituzione. La feroce e brutale aggressione è avvenuta ieri mattina mentre la religiosa passava per Delmas 19. Gravemente ferita da quattro colpi di pistola, è stata portata d’urgenza all’ospedale Bernard Mevs, dove si è spenta poco dopo.
Anche l’arcivescovo di Port-Au-Prince ha voluto esprimere la vicinanza della Chiesa alla comunità delle piccole sorelle del Vangelo.
A Lomagna intanto è il giorno del dolore. I familiari sono in attesa di capire quando la salma potrà far rientro in paese per la celebrazione dei funerali.