Chiesa gremita a Calco per l’ultimo saluto al grande Ragno
Commossi i ricordi. Don Franco: “Hai detto tantissimo con le tue poche parole”
CALCO – “Una persona a cui si illuminavano gli occhi”. E’ un ritratto più personale e intimo quello tracciato da Fabio Palma, ex presidente dei Ragni di Lecco oggi, giovedì 14 febbraio, al termine dei funerali di Romano Perego. Tantissime le persone che hanno gremito la chiesa parrocchiale di San Vigilio a Calco per tributare l’ultimo saluto a un uomo che, con le sue imprese, ha scritto delle pagine importanti e significative dell’alpinismo, non solo lecchese.
Presenti gli amici della montagna
Non sono voluti mancare i Ragni, riconoscibili dal caratteristico maglione rosso e i tanti soci delle diverse sezioni Cai con cui Perego aveva collaborato in qualità di istruttore. E poi i tanti amici, da quelli delle prime avventure in montagna a quelli che lo hanno accompagnato in questi intensi 84 anni di vita. Tutti uniti nel dolore e nel ricordo di una persona tanto schietta quanto profonda. L’abbraccio commosso e sincero di tutti i presenti è andato alla moglie Clara, sua inseparabile compagna di vita e ai figli Elena e Andrea, stretti e composti in un dolore enorme. Sono stati loro a conoscere, in tutte le sfaccettature, la figura di Romano, un uomo ora impegnato, come sottolineato da don Franco Restelli durante l’omelia del funerale concelebrato insieme al parroco di Calco don Carlo Motta, nella scalata infinita verso Dio.
Don Franco e la metafora della vita come scalata
Utilizzando spesso e volentieri la metafora della vita come scalata al cielo, don Franco ha sottolineato come “tutti noi, presto o tardi, ci troveremo di fronte la parete della sofferenza. E’ possibile che qualcuno non abbia ancora sentito bruciare la pelle dal dolore, ma potete pur star certi che quello aspetta al varco tutti. E questo dolore arriva anche con la perdita di Romano, che ci fa capire tante cose, come ad esempio che il sentiero di Gesù è quello che va verso il calvario, senza evitare la morte. Anche Cristo non ha evitato la morte, ma le ha dato un senso”. Con tono vibrante, don Franco ha aggiunto: “Romano, finalmente sei oltre il sole verso cui ti arrampicavi. Anche noi un giorno ci arriveremo. Sarà un ritrovarci, un capirci fino in fondo, un comunicarci finalmente quello che avevamo dentro. Ci ritroveremo, Romano, tu che hai detto tantissimo con poche parole, con la tua riservatezza. L’ultima rampa su cui ti sei lanciato è stato verso le stelle, verso Dio. I coraggiosi come te, qui oggi, ti salutano. Addio Romano, buona arrampicata verso l’infinito”. Parole cariche di affetto e di riconoscenza che hanno commosso le persone raccolte in chiesa. Al termine della funzione religiosa, don Carlo ha invitato tutti i presenti a uscire fuori sul sagrato per tributare i ricordi a Perego. Il parroco calchese ha spiegato: “Una nuova normativa diocesana impone di non prevedere più discorsi e ricordi durante i funerali, ma di posticiparli eventualmente in seguito”. Fuori sul sagrato, gli amici hanno potuto ricordare il loro Ragno.
Il ricordo di Palma
A prendere la parola per primo è stato Fabio Palma, ex presidente dei Ragni di Lecco. “Gli amici di una vita di Romano mi hanno telefonato ieri chiedendomi di dire una parola in suo ricordo, cosa che trovo particolare perché io conoscevo Romano da 8-9 anni e loro hanno invece percorso un lunghissimo tratto di vita insieme. Però forse ho una piccola storia da raccontare. Io innanzitutto non credo che voi lo vogliate ricordare per quello che ha fatto in montagna. Sappiamo bene che si tratta di uno dei più grandi alpinisti della storia d’Italia. Non c’è bisogno che io lo ricordi. Di lui voglio ricordare invece che aveva la fama di una persona di poche parole, molto silenzioso, che passava subito ai fatti. Questo mi dicevano i ”vecchi” Ragni. Così quando venni qui a Calco per la prima volta per incontrarlo, pensavo che mi sarei trovato di fronte una persona burbera. Gli alpinisti anni ’60- ’70 erano così. Stavano sulle loro, erano fatti solo di alpinismo duro, invernale. E invece trovai una persona a cui si illuminavano gli occhi. Sapeva quello che facevamo come gruppo in questi anni. Allora incominciava a tirare fuori le sue fotografie, di tutte le sue esperienze”.
“Disordinato su tutto, tranne che sulle cose di montagna”
Palma ha continuato: “La moglie diceva che era una persona molto disordinata tranne che per le cose di montagna. Non stava mai fermo e doveva sempre lavorare a qualcosa, al giardino o alle galline. Una sera lo invitammo ad una delle nostre serate. Si ritrovò a parlare davanti a 500 persone, cosa che non aveva mai fatto disse. Qualcuno gli chiese come era stata una delle sue più grandi imprese: primo italiano a salire la nord dell’Eiger. Lui rispose che in fondo non era stata nemmeno una bella salita, non particolarmente difficile, ma solo un po’ pericolosa. L’intera sala scoppiò a ridere, nessuno aveva mai visto un alpinista sminuire un’impresa poiché, si sa, sono tutti piuttosto orgogliosi di ciò che fanno”.
Calumer e la preghiera dell’alpinista
Anche Giuseppe Orlandi, per tutti semplicemente Calumer, ha voluto ricordare l’amico come una persona schietta e sincera e ha poi letto la preghiera dell’alpinista.