“Metastasi”, i pm: “Mesi di telefonate per costruire appalto Lido di Parè”

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tribunale di milanoMILANO – È stato il maresciallo Flavio Grassi il protagonista dell’udienza odierna del processo “Metastasi”, l’ultima ad essere celebrata nel Tribunale meneghino: dal prossimo 25 febbraio infatti il processo a carico dei sette imputati Mario Trovato, Saverio Lilliu, Antonello Redaelli, Antonino Romeo, Massimo Nasatti, Marco Rusconi e Claudio Crotta, si terrà presso il foro lecchese.

Presenti in aula di fronte al collegio presieduto dal giudice Enrico Manzi tutti e sette gli imputati. Al pm Claudio Gittardi il compito di condurre l’esame del testimone della lista stilata dalla procura, il secondo ad essere ascoltato dopo il Colonnello Crisci che aveva deposto nel corso dell’udienza del 25 gennaio (vedi articolo).

Episodi di estorsione, questioni politiche amministrative e soprattutto, la vicenda del Lido di Parè al centro della deposizione del maresciallo Grassi del Gico (Gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata) di Milano, che ha così condotto il collegio attraverso le numerose intercettazioni relative alle conversazioni avvenute tra i soci dell’organizzazione facente capo al presunto boss Mario Trovato. Ripercorsi in particolare i contatti avvenuti tra Ernesto Palermo, consigliere comunale della giunta Brivio e Marco Rusconi, l’allora sindaco di Valmadrera, in merito all’assegnazione dell’appalto del pratone alla società Lido di Parè Srl, i cui gestori (Redaelli e Lilliu) sarebbero secondo l’accusa nientemeno che i prestanome di Mario Trovato. Una vicenda che vede i suoi momenti cardine tra il marzo e il maggio del 2011 e che si è conclusa con la sospensione del progetto.

Ernesto Palermo
Ernesto Palermo

Tra le prime “stranezze” rievocate nella deposizione di Grassi la questione del bando per l’appalto: dalle intercettazioni registrate tra Ernesto Palermo, Mario Trovato e Antonello Redaelli (socio insieme a Lilliu della Lido di Parè Srl e primo finanziatore) emergerebbe infatti che il bando fosse nelle mani dei presunti “affiliati” all’organizzazione di Trovato ben prima della sua pubblicazione. L’intercettazione è del 22 marzo 2011: “Il bando ce l’ho in macchina, ce l’ho” annuncerebbe Redaelli a Trovato. Ma la data ufficiale della pubblicazione del bando sarà solo l’8 di aprile: dopo 20 giorni la Lido di Parè Srl si aggiudica l’appalto. Pochi giorni dopo, il 28, è Palermo a contattare Rusconi, chiedendo “Quel discorso là quand’è che lo mettete in gara?” e ringraziandolo quindi di aver ricevuto in anticipo il bando, promettendo il massimo impegno nella presentazione del progetto. Subito dopo la telefonata a Redaelli: “Tutto a posto, tranquillo (…) Mi sto sbattendo non poco per sta cazzo di roba”.

Risalirebbero dunque già a marzo i contatti, poi sempre più assidui, tra Ernesto Palermo e Marco Rusconi, il cui esito sarebbe stato sistematicamente riferito a Mario Trovato. Da questi elementi l’accusa trae la sua tesi: mesi di telefonate ed sms per costruire un appalto che potesse essere vinto dalla società Lido di Parè Srl, dietro cui i nomi di Lilliu e Redaelli si sarebbe sempre celato Trovato.

L’operante Grassi ha quindi ripercorso le vicende successive all’assegnazione del bando, con l’entrata in scena anche del sindaco di Lecco Virginio Brivio, “tramite” di Palermo per seguire più da vicino il lavoro della Prefettura, impegnata negli ordinari controlli antimafia, fino alla richiesta risarcitoria avanzata da Palermo a Rusconi, condizione per uscire dal contratto, dopo la mancata autorizzazione a proseguire nel progetto da parte della Prefettura: 140-150 mila euro la cifra che sarebbe stata proposta.

L’audizione del maresciallo Grassi proseguirà nel corso della prossima udienza, aggiornata al 25 febbraio prossimo presso il foro lecchese, dopodiché toccherà alla difesa con il controesame.