Morti nelle RSA, i casi nel lecchese. Anche la Procura monitora la situazione

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Avviata un’attività conoscitiva sui morti nelle case di riposo lecchesi. Il Procuratore: “Nessuna denuncia”

La situazione delle principali RSA  sul territorio nelle ultime notizie diramate da enti gestori e comuni

LECCO – “Al momento stiamo semplicemente guardando ai numeri per capire se ci sono stati dei problemi. Non abbiamo ricevuto nessuna denuncia”. Così il procuratore Antonio Chiappani commenta la notizia, emersa nella tarda serata di martedì, dell’attività conoscitiva avviata dalla Procura di Lecco per le morti nelle case di riposo a seguito dell’emergenza Coronavirus.

Proprio ieri, in altre province lombarde la Guardia di Finanza ha effettuato delle perquisizioni al Pio Albergo Trivulzio di Milano, al centro dell’inchiesta della Procura di Milano per epidemia colposa e omicidio colposo, reati per i quali è indagato il direttore generale della storica casa di riposo del capoluogo regionale. Indagini che si sono allargate ad altre RSA milanesi e in particolare alla Sacra Famiglia di Cesano Boscone, lo stesso ente che nel lecchese gestisce l’Istituto Borsieri a Lecco e la casa di riposo di Perledo.

La Sacra Famiglia a Perledo

Quella nella frazione Regoledo di Perledo, è stata la prima struttura per anziani in provincia di Lecco ad aver registrato un focolaio di epidemia con 18 anziani risultati positivi e 12 operatori infettati. L’ultimo aggiornamento ricevuto dalla Sacra Famiglia al sindaco Ferdinando de Giambattista riferiva di 2 anziani deceduti tra le persone risultate positive al virus e tre dipendenti che, dopo il ricovero in ospedale, sarebbero stati dimessi. Gli altri ospiti, sempre secondo l’ultimo bollettino sarebbero stabili.

Alla RSA Frigerio di Brivio, a fine marzo, erano arrivati i NAS dei Carabinieri per un’ispezione nella quale non si sarebbero riscontrate irregolarità. Su 127 ospiti totali in struttura, avevano spiegato dalla direzione sanitaria, dal 15 marzo ad 11 aprile si sono verificati 23 decessi, dei quali uno sicuramente legato a Covid 19 in quanto deceduto in ospedale e sottoposto a tampone, in altri 18 casi sarebbe possibile la correlazione con il Covid.  31 invece gli ospiti che hanno apparentemente superato una forma infettiva compatibile col Covid e su cui, su indicazione dell’Ats, sono stati eseguiti i tamponi.

La casa di riposo a Brivio

E’ di sabato 11 aprile l’ultimo aggiornamento riguardante la Casa Famiglia della Sodalitas a Olgiate Molgora il sindaco Giovanni Battista Bernocco aveva riferito di 17 decessi da fine marzo su un totale di 60 ospiti. Impossibile dire se si tratta di morti legate al Coronavirus perché non erano stati effettuati tamponi.

A Merate invece, presso la Rsa Frisia, casa di riposo facente parte degli Istituti Milanesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio, i morti a marzo tra gli anziani ospiti sono stati 38 secondo il dato riferito dal sindaco Massimo Panzeri.

Il direttore sanitario Arianna D’Antino ha aggiornato proprio oggi, mercoledì, sulla situazione all’interno della casa di riposo di Monticello Brianza. Già sabato scorso, 11 aprile, aveva comunicato che a partire dal 20 febbraio, data usata da Ats per il monitoraggio emergenza, ci sono stati 29 decessi nella struttura. “Di questi, 5 possono essere considerati non correlabili a sospetto Covid. Da allora non ci sono stati ulteriori decessi. Sono stati eseguiti 35 tamponi per ricerca Sars Cov 2 e 23 di questi sono risultati positivi. Tutti gli ospiti i cui tamponi sono risultati positivi attualmente risiedono in un reparto dedicato”.

Un morto e un caso di contagio all’inizio dell’epidema alla Rsa Casa Madonna della Fiducia di Calolziocorte che fa capo alla parrocchia di San Martino Vescovo. Dalle ultime notizie diramate a fine marzo la situazione, assicurava la direzione, era sotto controllo. Per  dati più recenti la stessa direzione ci ha invitato a rivolgerci ad Ats Brianza che però “al momento – spiega l’azienda sanitaria – non ci è possibile comunicare dati ufficiali, in quanto siamo in possesso di quelli trasmessi dalle strutture nell’ambito dell’attività di monitoraggio e che necessitano di una puntuale verifica prima della loro diffusione”.

Nessun caso invece registrato alla casa di riposo di Mandello, che ospita circa cento anziani. Lo conferma il sindaco Riccardo Fasoli: “Abbiamo fin dall’inizio chiuso gli accessi al pubblico e isolato la struttura, facendo entrare esclusivamente il personale – spiega il primo cittadino – non si sono registrati casi di infezione. Pochi i decessi che ci sono stati in queste settimane, non collegabili al virus, ma dispiace comunque per questi anziani che purtroppo non hanno potuto avere accanto i loro familiari nei loro ultimi giorni”.

La situazione a Lecco città

Nella casa di riposo più grande della provincia, l’Airoldi & Muzzi (350 ospiti), viene settimanalmente pubblicato un aggiornamento, per garantire il massimo della trasparenza in questa fase di emergenza. L’ultimo bollettino, diffuso ieri, riferisce “che dal 20 febbraio al 12 aprile sono stati registrati 35 decessi, di cui uno Covid-19 accertato – si tratta di un anziano trattenuto in ospedale per accertamenti dopo una seduta di dialisi – e sette riconducibili a sintomatologia Covi-19”

L’ingresso dell’Airoldi e Muzzi di Lecco

Attualmente, ci spiega il presidente dell’istituto Giuseppe Canali, sono una novantina i dipendenti a casa in malattia ma solo in parte con sintomi sospetti. “Abbiamo effettuato i tamponi, 45 al personale e di questi 25 sono risultati negativi e dopo il secondo tampone sono rientrati. Altri 15 sono risultati positivi e 5 debolmente positivi – spiega Canali – fin dall’inizio dell’epidemia abbiamo attuato tutte le procedure per mettere in sicurezza gli ospiti, abbiamo trattati tutti come se fossero positivi, sono stati messi tutti in isolamento, abbiamo controllato all’ingresso la temperatura corporea del personale e chi aveva 37,5° veniva mandato a casa. Mascherine e camici non sono mai mancati, abbiamo speso molto ma in questi momenti non si guarda ai soldi”.

Alla RSA Borsieri del centro Lecco gestita dalla Sacra Famiglia, 59 posti letto e altri 20 nei mini alloggi, non è stato accertato finora alcun caso di Coronavirus: “Siamo ancora vergini, nessuna presenza di casi Covid è stata certificata, neppure nelle sintomatologie, né tra gli ospiti né tra gli operatori. Non ci sono stati registrate anomalie nei numeri dei decessi – spiega il direttore Marco Rizzi – le misure attuate sembrano aver funzionato”.

Per quanto riguarda le strutture più piccole dedicate ai religiosi, la casa per anziani missionari del PIME e delle Suore di Maria Bambina, dove si era registrata la morte di una consorella “la situazione in entrambe è sotto controllo”spiega il sindaco Virginio Brivio.

 A Villa Serena di Galbiate

Tra le strutture che prima di altre hanno deciso di chiudere gli accessi al pubblico c’è Villa Serena di Galbiate: 195 ospiti, gestita dal 2014 dalla Cooperativa sociale KCS. “Una scelta che aveva creato qualche malumore in quel momento” ricorda la direttrice Alma Regina Zucchi, ma che in breve sarebbe stata adottata anche da altre case di riposo per tutelare i propri ospiti.

Dall’inizio dell’emergenza sanitaria sono 21 i decessi registrati a Villa Serena di cui 7 legati a cause non correlabili al Coronavirus, solo uno verificato attraverso tampone e altri 14 con sintomatologie sospette. “Il primo caso di contagio che abbiamo registrato riguardava un ospite portato in ospedale a Erba per una frattura e lì, a seguito di febbre, gli è stato effettuato il tampone – ricorda la direttrice – abbiamo adottato fin dal primo giorno tutte le misure possibili per ridurre il rischio di contagio ma il contesto in cui operiamo è molto complesso e ringrazio il personale che sta dando il massimo in questa situazione”. La Rsa al momento è infatti costretta ad operare con un terzo degli operatori in meno per le assenze dovute a malattie.

Villa Serena a Galbiate

“Abbiamo richiesto i tamponi – prosegue la dott.ssa Zucchi – al momento 37 ne sono stati eseguiti di cui 17 sugli ospiti e i restanti sul personale pronto a rientrare, stiamo attendendo gli esiti” prosegue la direttrice.

“Come amministrazione comunale seguiamo la situazione e diamo il nostro supporto, perché se la struttura è affidata ad un soggetto privato, sta a cuore a tutti alla salute dei nostri cittadini ospiti e di quanti lavorano nella casa di riposo – spiega il sindaco di Galbiate Piergiovanni Montanelli – abbiamo sempre prestato assistenza, fornendo materiali, tute sanitarie, abbiamo supportato la ricerca di personale avanzata da KCS. La situazione, in questo periodo, evidentemente non può essere delle più tranquille ma le misure adottate fin da subito dalla struttura ci stanno dando fiducia”.

KCS gestisce anche la casa di riposo Pietro Buzzi di Olginate, circa un’ottantina di posti complessivi. In quel contesto, ci spiega la direttrice, si sono verificati nelle ultime settimane solo quattro decessi non legati al Coronavirus.