Colpevoli di avere sottovalutato i sintomi che un paziente, poi deceduto per infarto, presentava. Per questo il giudice Ambrogio Ceron ha condannato in primo grado Antonello Strada e Sergio Lambrughi a otto mesi (pena sospesa). Il processo si riferiva alla morte, avvenuta il 25 agosto del 2006, di Dario Bertuletti, mandellese 44enne.
Accolta la tesi dell’accusa, affidata al PM Luca Fuzio, che nella sua requisitoria ha accusato di comportamento negligente i due medici del Pronto Soccorso lecchese – del quale Strada era primario.
Come stabilito dalla perizia del professor Castaldo, consulente del tribunale, Bertuletti venne stroncato da un infarto al miocardio. “Bertuletti si era recato per ben due volte al pronto soccorso dell’ospedale Manzoni: prima dell’una di notte e alle 07.34 del mattino – ha documentato il PM- ed entrambe le volte era stato rimandato a casa, nonostante lamentasse un dolore epigastrico e striature di sangue nell’espettorato”. Sempre citando la perizia, Fuzio ha rilevato che “c’erano indizi chiari per supporre una diagnosi di infarto, dato che si trattava di un soggetto obeso e accanito fumatore”.
“Avrebbero dovuto fare un prelievo per vedere se ci fossero enzimi nel sangue, segno di un infarto in corso – ha insistito il pubblico ministero -. Questo probabilmente non avrebbe evitato la morte del paziente ma di sicuro avrebbe dimezzato il rischio”.
Dal canto suo l’avvocato Edoardo Fumagalli, difensore dei due medici, ha tentato di “smontare” le accuse affermando che il paziente “si era presentato al Pronto soccorso oltre le dodici ore dall’episodio, una soglia oltre la quale si riducono drasticamente le possibilità di guarigione”. Tesi che però non è stata sufficiente ad evitare la condanna.
Solo pochi giorni fa, due ginecologhe dello stesso ospedale avevano patteggiato una pena simile per la morte di una madre appena dopo il parto.