Ponte crollato. La famiglia sopravvissuta: “Siamo stati miracolati”

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    Femiano Gaetano, mandellese, sopravvissuto al crollo del viadotto

     

    ANNONE / MANDELLO – “E’ una strada che faccio tutti i venerdì, ho amici di Oggiono che utilizzano quel ponte quattro volte al giorno, è successo a noi poteva succedere a chiunque. Tanta è stata la paura, ora il pensiero è il sollievo per essere vivi. Io e la mia famiglia siamo stati miracolati”.

    A parlare, dall’ospedale Manzoni di Lecco, è Femiano Gaetano, sopravvissuto insieme alla moglie Elena e alla figlia di 12 anni al crollo del viadotto della SS36. Residente a Mandello e impiegato all’Inps di Lecco, non ha subito serie ferite nell’incidente. E’ stato dimesso dopo le cure dei medici, mentre la bimba resta in osservazione in pediatria. “Sta bene” ha riferito il primario Roberto Bellù. La moglie ha invece riportato diversi traumi ed è ricoverata nel reparto di Neuroscienze.

    L'auto su cui viaggiava la famiglia di Mandello
    L’auto su cui viaggiava la famiglia di Mandello

     

    Come ogni venerdì, Femiano e la moglie accompagnavano la figlia al corso di agility dog ad Annone Brianza. Nei suoi occhi ci sono ancora quei drammatici momenti:

    “Eravamo tutti cinturati, il cane era sistemato nel kennel rigido. Fermo allo stop, ho visto da lontano il camion che stava arrivando, ora sono scene che ti tornano alla mente.. nel momento in cui ci siamo incrociati, il cavalcavia ha ceduto, l’auto è scivolata, gli airbag sono esplosi, i vetri frantumati… tutto è successo in un attimo. Ho provato la sensazione di cadere in un burrone.”

     

    Il padre di famiglia racconta aver sentito la propria vettura stabilizzarsi e a quel punto si è liberato dalla cintura di sicurezza: “Ho aperto la portiera e subito ho sentito i lamenti di mia moglie, l’ho raggiunta dall’altro lato e l’ho liberata, poi ho fatto lo stesso con mia figlia, infine il cane. Un uomo, credo dell’Anas, ci ha dato una mano. L’unica cosa che potevo fare era cercare di metterle in salvo. Quando sono sceso dal cavalcavia mi sono accorto che quella dell’Audi era una situazione spaventosa. In quel momento era difficile farsi un’idea di quello che era successo. Lascio ad altri capire il perché, ma sono cose che non devono accedere. Ora ho ancora tanta paura, la rabbia arriverà dopo”.

    I pensieri del mandellese sono solo per la propria bimba e la moglie: “Attendiamo di conoscere gli esiti delle ultime visite di Elena e spero possano dimettere presto mia figlia che ora è circondata dall’affetto dei familiari e degli amici. La serenità si ritroverà un pò alla volta”.

    Nel baratro la Golf precipitata insieme al cavalcavia
    Nel baratro la Golf precipitata insieme al cavalcavia