Babayaga, 20 anni di musica e amicizia: “Più che una band, uno stile di vita”

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Babayaga
Da sinistra, Gian Lorenzo Caccia (Gian Baffetto - batteria), Alberto Fidone (Fido) - al basso), Wassily Patrasso (percussioni e voce), Daniele Manzoni (zio denno - tastiera), Pietro Esposto (cori e chitarra). sdraiata Chiara Pezzotti (formica atomica- voce)

Due decenni di groove, risate e palchi condivisi. Il 13 giugno la grande festa a “Villa ai Pini”

La formazione lecchese ha mantenuto viva la passione nonostante impegni e difficoltà: “La voglia di suonare insieme ci fa trovare sempre uniti”

LECCO – Vent’anni di musica, concerti, risate, prove, litigi (pochi) e birre (molte). È la storia dei Babayaga, band lecchese composta da Chiara Pezzotti (formica atomica – voce), Wassily Patrasso (voce e percussioni), Pietro Esposto (cori e chitarra), Daniele Manzoni (Zio Denno – tastiere), Alberto Fidone (Fido – basso) e Gian Lorenzo Caccia (Gian Baffetto – batteria). Un gruppo che non ama definirsi semplicemente una band: “Siamo più uno stile di vita”, dice sorridendo Chiara. E in effetti, scorrendo i ricordi e le parole dei sei componenti, più che un curriculum musicale sembra di leggere la cronaca di una grande avventura di vita.

Fondata nei primi anni Duemila, la Babayaga ha attraversato due decenni con una formula vincente: reinterpretare cover in maniera originale, far ballare e divertire, unire generazioni diverse sotto lo stesso palco. “Quando ci si diverte, il tempo vola – racconta Pietro, chitarrista – e questi vent’anni sono passati come un assolo venuto bene”.

Tutti in scena per una grande reunion

Per celebrare l’importante traguardo, il gruppo ha scelto di festeggiare suonando. L’appuntamento è per venerdì 13 giugno a “Villa ai Pini” a Lecco, dove, oltre alla formazione attuale, saliranno sul palco anche alcuni dei musicisti che negli anni hanno fatto parte della “grande famiglia Babayaga”. Un concerto che si annuncia come una vera e propria reunion, tra affetto, note e ricordi.

“È bello sapere che anche chi ha condiviso solo un pezzo di strada con noi ha voglia di esserci – dice Chiara – la Babayaga è una band allargata, con turni di disponibilità, come una grande famiglia musicale”.

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Dalle origini goliardiche ai palchi lecchesi

L’idea nasce, come spesso accade, quasi per caso. Dopo un’esperienza precedente, Wassily (voce e percussioni) e Pietro cercavano nuovi compagni di palco. “Chiara è arrivata tramite un’amica. Al provino ci ha guardati e ha detto: ‘Devo cantare con questi vecchi?’”, raccontano ridendo. Lei aveva 22 anni. Gli altri… un po’ di più.

Da lì, via via, la formazione si è completata: Zio Denno alle tastiere, Fido al basso, Gian alla batteria. Tutti con esperienze musicali diverse, ma accomunati dallo stesso spirito. “Il nostro è sempre stato un approccio serio, anche se goliardico. Ma la passione non è mai mancata”, sottolinea Gian.

Tra rock, soul e sorrisi

La forza del gruppo è la contaminazione. “Il nostro repertorio cambia col tempo, si adatta al pubblico, si sporca di generi diversi – spiega Fido – ma resta fedele a un principio: reinterpretare cover in modo coinvolgente. Funziona ovunque: in piazza, ai matrimoni, nei locali. Dove c’è festa, noi ci siamo”.

E se dovessero scegliere un manifesto musicale? Wassily e Zio Denno non hanno dubbi: “Uptown Funk” di Bruno Mars. Groove, energia, melodia. Una scelta che dice molto della cifra stilistica dei Babayaga.

Tra difficoltà e legami veri

Vent’anni però non sono una passeggiata. “Oggi la difficoltà più grande è conciliare tutto – confessa Gian – c’è chi ha figli piccoli, chi viaggia per lavoro, chi vive di musica e deve incastrare mille impegni. Ma alla fine la voglia di suonare insieme vince sempre”.

Persino durante il Covid sono riusciti a esibirsi, collegati da casa in streaming, “con qualche magheggio tecnologico e tanta tenacia”, raccontano sorridendo. E il segreto per non rompersi? “Siamo amici prima che musicisti – dice Chiara – ogni tanto si litiga, certo. Ma basta una prova o una birra per sistemare tutto”.

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Il pubblico come motore

Una delle costanti in questi vent’anni è stato il pubblico. “Ci segue da anni – spiega Wassily – cambia, si rinnova, ma c’è sempre. La nostra musica parla a tutte le età. Ed è una soddisfazione enorme”.

Anche se oggi, come nota Zio Denno, “è più difficile trovare spazi rispetto agli inizi, quando la scena musicale lecchese era in fermento, piena di locali e gruppi emergenti”. Ma la reputazione costruita nel tempo fa la differenza: “Ancora oggi ci chiamano spesso. È il riconoscimento più bello”.

Il futuro? Ancora pieno di groove

Dopo il concerto del 13 giugno, nessun programma scritto, ma tante idee in cantiere. “Siamo una fucina di groove”, promette Wassily. E un consiglio ai giovani musicisti lecchesi: “Studiate, provate, sbagliate, suonate tanto. I risultati arrivano. Noi, alla loro età, eravamo molto meno bravi. Ma con la passione si cresce”.

E se è vero che la Babayaga è uno stile di vita, c’è da scommettere che questi vent’anni siano solo l’inizio di un altro bel pezzo di viaggio.