La donna e le religioni. Giuliana Sgrena presenta il suo libro a Lecco

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Giuliana Sgrena, autrice di "Dio odia le donne"
Giuliana Sgrena, autrice di "Dio odia le donne"
Giuliana Sgrena, autrice di “Dio odia le donne”

 

LECCO – Un viaggio attraverso la storia, dalla visione religiosa della creazione, fino al burqini, main theme nella cronaca dell’estate 2016, dagli ideali laici della Rivoluzione Francese, alla libertà celata dietro un velo, fino poi alle tradizioni in nome di Dio, che sopravvivono ai giorni nostri. Questo il viaggio in cui Giuliana Sgrena, nota giornalista, scrittrice e politica, ha coinvolto il pubblico presente al circolo ARCI La ferriera di Lecco, nella serata di mercoledì, ripercorrendo i maggiori temi, legati all’immagine della donna, trattati nella sua ultima opera.

“Dio odia le donne”, edito da Il saggiatore, è il titolo del nuovo scritto; “fa discutere, ed è considerato una provocazione, io sono atea, lo sono diventata, non credo esista un dio, quindi non può odiare le donne, ma sono gli uomini, che ritengono di parlare nel nome di dio, ad odiarle” ha esordito Giuliana Sgrena che, in seguito ai viaggi in Medioriente ed Africa, fra Algeria, Somalia e Afghanistan, può essere considerata una delle maggiori esperte della condizione femminile, occupandosi prevalentemente della “guerra dell’Islam contro le donne”, sottotitolo de “Il prezzo del velo”, pubblicato nel 2008.

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“In passato ho cercato di dar voce a donne che vivevano situazioni drammatiche, si conoscono le angherie che subiscono, ma non le lotte a sostegno dei propri diritti, ora però credo sia giunto il momento per presentare il parallelismo fra le tre religioni monoteiste in un approfondimento in merito al rapporto con la figura femminile”. Questo l’obiettivo dei dieci capitoli in cui l’autrice analizza i principali temi di discriminazione trovando il punto di partenza, di un percorso fra Cristianesimo, Islam e Ebraismo, nei libri sacri di ciascuna fede; “la storia della creazione parla già dell’oppressione della donna– ha continuato, delineando il sesso femminile così come appare nella Genesi –un essere creato per Adamo, per soddisfarne i piaceri, da sempre la donna non è stata sullo stesso livello di parità dell’uomo, basti pensare che avrebbe preso forma da una sua costola”.

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Il libro si snoda affrontando le maggiori tematiche di dibattito attuale, del velo di tradizione mussulmana tanto quanto della mercificazione del corpo nelle pubblicità occidentali, tessendo legami con la storia, impregnata dal condizionamento religioso; “come spieghiamo le crociate, gli eventi terroristici e fanatici se non attraverso la religione? Così come non dobbiamo trascurare la jihad– e ancora- cosa c’è dietro le conversioni al fondamentalismo islamico dei giovani in Europa?”.     Domande strettamente connesse a problematiche d’estrema attualità che troverebbero risoluzione, a detta della scrittrice, nella laicizzazione, “bisogna riscoprire il valore dell’uguaglianza –  emerso e subito affondato durante la Rivoluzione Francese- se non c’è rispetto dei diritti si arriva solo all’imbarbarimento della società – ha detto, introducendo al femminicidionon basta uccidere, lo si fa con efferatezza, come se l’uomo non accettasse che oggi le donne siano in grado di contrapporre le loro volontà, lesi nella propria virilità non hanno altro mezzo se non ammazzare”.  Un compito, quello di approdare ad una realtà laica, i cui valori appaiono oggi troppo deboli, che “spetta anche al genere maschile, che deve prendere posizione apertamente- ha detto l’autrice – bisogna partire dalle scuole, nei giovani d’oggi c’è confusione e poco senso critico”.

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Il continuo rimando alla dimensione religiosa, intrecciata all’egemonia del potere, economico e non, permetterebbe, quindi, di risalire all’origine e scardinare il fondamento di fenomeni quali le mutilazioni genitali, il turismo del sesso, la subordinazione femminile e il “condizionamento in materia della politica italiana da parte del cattolicesimo, che compare, ad esempio, nella legge sull’aborto”.

“Nel nostro Paese dobbiamo far rispettare le leggi, non sono per le tolleranze, perché spesso mettono in evidenza le differenze, ma perché le leggi vengano rispettate dobbiamo garantire i diritti, solo in questo modo si possono fare dei passi avanti su un terreno di uguaglianza, la disuguaglianza porta solo a conflitti”, ha concluso la scrittrice.