Presentata e inaugurata a Palazzo Paure la mostra dedicata all’alpinista ed esploratore lecchese
La figlia Francesca: “Spero vi emozionerete come mi sono emozionata io”
LECCO – Una mostra “da vedere e sentire”, un’esperienza ‘immersiva’ nella vita del grande alpinista ed esploratore lecchese Carlo Mauri, scomparso il 31 maggio del 1982. 40 anni dopo la sua morte, a Palazzo Paure è stata allestita un’esposizione che sarà visitabile fino al 30 novembre.
La mostra ‘Carlo Mauri, nato in salita’, curata da Paolo Vallara e Francesca Mauri, figlia dell’esploratore, è stata presentata e inaugurata nel pomeriggio di oggi, 31 maggio, alla presenza di un folto pubblico: amici della montagna, ma non solo, hanno voluto essere presenti per rendere omaggio ad una delle figure più affascinanti dell’alpinismo lecchese.
“Oltre i limiti”
Al momento inaugurale erano presenti anche il sindaco di Lecco Mauro Gattinoni, l’assessore all’Attrattività territoriale Giovanni Cattaneo e il presidente di Acel Energie Giuseppe Borgonovo. “Questa mostra non è solo un omaggio a Carlo Mauri – il commento di Gattinoni – ma un invito ad interrogarci. Paolo Vallara e Francesca Mauri hanno creato un gioco di allestimenti che ci spronano a riflettere sui limiti. Un tema importante, soprattutto per i nostri adolescenti che con i limiti devono imparare a convivere. Grazie dunque ai curatori della mostra, a Edi D’Agnese, direttore del servizio Cultura e Grandi Eventi del Comune di Lecco per aver ideato questo progetto e a tutti coloro che hanno permesso la realizzazione di questa mostra”.
“La nostra città – ha aggiunto l’assessore Cattaneo – è riconoscente verso Carlo Mauri e la sua famiglia. L’allestimento di questa mostra, inserita ricordo nella rassegna ‘Lecco Ama la Montagna’, rilancia il nostro impegno a coltivare una particolare forma di memoria, quella educante. A chi ha conosciuto l’uomo Carlo Mauri diamo l’occasione di rimettersi in contatto con la sua creatività esploratrice, a chi è più giovane offriamo un’esperienza di viaggio oltre il limite”.
“Acel Energie crede e investe in persone energiche, quale fu Carlo Mauri – ha detto il presidente Giuseppe Borgonovo – siamo felici e orgogliosi di sostenere questa iniziativa e mi aggrego ai ringraziamenti già fatti”.
La mostra
L’esposizione è stata allestita al terzo piano del museo, vicino all’Osservatorio Alpinistico Lecchese. La prima parte consiste in un filmato di una ventina di minuti dedicata a Carlo Mauri attraverso le parole di chi lo ha conosciuto, quindi si passa all’esposizione vera e propria: “L’idea che ci ha guidati – ha spiegato Paolo Vallara, curatore – è stata quella di destrutturare i contenuti per rendere la mostra interattiva. Il visitatore non vedrà solo, ma sentirà e parteciperà”. “Il risultato finale – ha detto commossa Francesca Mauri – mi ha emozionato. Spero che farà emozionare anche voi”.
Oceano Atlantico
Tra le imprese di Mauri celebrate nella mostra c’è la traversata dell’Oceano Atlantico compiuta nel 1969 a bordo di un’imbarcazione di giunco costruita dall’antropologo norvegese Thor Heyerdahl che volle Mauri nella sua spedizione insieme ad altri sei uomini. Un equipaggio eterogeneo e diverso che in otto settimane percorse 5 mila chilometri. Una spedizione ritentata con successo nel 1970 a bordo di un’imbarcazione meglio costruita: il RA II e il suo equipaggio, con Mauri a bordo in veste di reporter e fotografo, percorse 6.100 km dal Marocco a Barbados nei Caraibi. Un’impresa ricordata in video collegamento anche da Reidar Solsvik, curatore del museo Kon-Tiki di Oslo, dedicato a Heyerdahl: “Non ho avuto il piacere di conoscere Carlo Mauri – ha detto – ma mi han parlato di lui come di una persona con un forte senso dell’umorismo e tante storie bellissime da raccontare”.
Il professor Ilizarov e la cura
Proprio durante la spedizione sull’RA del 1969 Mauri conobbe il medico russo Yuri Aleksandrovich Senkevich col quale discusse delle problematiche relative alla sua gamba (Mauri aveva una frattura e un arto più corto dell’altro, ndr). “Senkevich – è stato ricordato – parlò più volte di un medico in Siberia, Gavril Abramovic Ilizarov, che faceva miracoli con le ossa dei pazienti. Mauri andò in Kurgan nel 1979 e venne curato, ma non solo: praticamente portò in Italia l’innovativa filosofia ortopedica del dottor Ilizarov”. A questo aneddoto è dedicata la scultura, alta 3,5 metri per 400 kg, realizzata dall’artista albanese Jetmir Pjeternikaj in occasione della mostra ‘Carlo Mauri, nato in salita’, esposta proprio fuori da Palazzo Paure. Si tratta di un omaggio allo strumento ideato dall’ortopedico russo, un fissatore esterno chirurgico che può essere utilizzato per allungare o modificare la forma delle ossa degli arti superiori e inferiori. “Jetmir è un amico di famiglia – ha detto Francesca Mauri – quello che ha fatto per questa mostra mi ha commossa infinitamente. Ora è in Kosovo, dovrebbe riuscire a raggiungerci, lo spero tanto”.
La mostra sarà visitabile fino al 30 novembre, info e dettagli sul sito del Comune di Lecco.
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