Dal Premio Campiello a Lecco: i racconti di tre giovani autori

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Autori Premio Campiello Palazzo del Commercio

A promuovere la serata Leggermente e Confcommercio Lecco

Fabio Bacà, Francesca Valente e Alberto Bartolo Varsalona affrontano i temi della violenza, della salute mentale e delle migrazioni

LECCO – Tre autori diversi tra loro, ma uniti dalla passione per la scrittura e per il racconto. L’incontro ‘Leggermente ospita il Premio Campiello’ di ieri, sabato 19 novembre, ha visto la presenza di tre scrittori al Palazzo del Commercio, emersi dall’ultima edizione del Campiello: Fabio Bacà, finalista della 60° edizione del Premio Campiello con il libro ‘Nova’ (Adelphi); Francesca Valente, vincitrice del Premio Campiello Opera Prima 2022 con ‘Altro nulla da segnalare’ (Einaudi); Alberto Bartolo Varsalona, vincitore della 27° edizione del Premio Campiello Giovani con il racconto ‘La spartenza’.

Premio Campiello Palazzo del Commercio

La serata, organizzata da Assocultura Confcommercio Lecco in collaborazione con il Campiello, si è aperta con la lettura di tre brani da parte di Nicola Bizzarri, che ha accompagnato tutto l’incontro con letture dedicate ai temi affrontati (origine, forma, verità, giudizio …). A fare da moderatore lo scrittore lecchese Mattia Conti, che ha stimolato con contenuti e ritmo gli autori.

Fabio Bacà
Fabio Bacà

“Sono in giro da 14 mesi e mi mancano tre regioni: le altre le ho toccate tutte – ha esordito Bacà – Lo spunto per ‘Nova’? Volevo dire la mia sul tema della violenza, volevo riflettere su dove ci ha portato la civilizzazione che ha fatto sopire alcuni impulsi. Da dove nasce la mia scrittura? Siamo tutti figli di quello che abbiamo letto: io vengo dalla letteratura di genere, sono cresciuto a pane e Stephen King. Vorrei essere ricordato come scrittore che scrive cose intelligenti”.

Francesca Valente
Francesca Valente

Nel suo romanzo Francesca Valente, che durante la serata ha ammesso più volte il suo amore per un autore delle nostre zone come Giuseppe Pontiggia (‘Oggi sono andata sulla sua tomba ad Arcellasco’) – ha parlato invece del mondo della psichiatria: “Ho scelto il periodo dopo la legge 180/78, che ha decretato il superamento dei manicomi: volevo affrontare il confine tra follia e sanità anche in un senso più generale. Per farlo ho scelto una via narrativa: storie inventate, mescolate con documenti storici (i rapportini degli infermieri). Volevo restituire la memoria storica di qualcosa che è avvenuto e anche di quella esperienza straordinaria che è stata la rivoluzione psichiatrica. Ho cercato di utilizzare una forma che restituisse spessore e dignità alle persone che ho raccontato”.

Alberto Bartolo Varsalona Premio Campiello
Alberto Bartolo Varsalona

Varsalona ha presentato invece un racconto dedicato alle migrazioni premiato al Campiello, soffermandosi su alcune scelte adottate: “Il mio focus narrativo è centrato su ciò che precede il viaggio, sulla paura di chi lascia una terra conosciuta. Volevo rendere paradigmatica una vicenda che nel mio scritto si svolge nel primo Novecento. Che cosa cerco quando scrivo? Una certa ampiezza linguistica: idealmente inseguo una spirale che va dal fronte dialettale e popolare a uno lirico e aulico”.