Interessante confronto tra la curatrice della mostra Simona Bartolena e la direttrice dei direttrice dei Musei civici lecchesi Barbara Cattaneo
LECCO – “La luce del vero. L’eredità della pittura macchiaiola. Da Fattori a Ghiglia” è questo il titolo della mostra cura da Simona Bartolena e dedicata ai post macchiaioli inaugurtata il 18 marzo scorso e visitabile fino al 19 giugno al Palazzo delle Paure di Lecco.
Ieri, venerdì, si è svolta conferenza aperta al pubblico dedicata alla mostra con l’obiettivo di far conoscere alcuni dei pittori i cui quadri sono protagonisti della mostra lecchese.
A dialogare con la curatrice è stata Barbara Cattaneo, direttrice dei Musei civici lecchesi. Assente giustificato Michele Pierleoni, responsabile dell’archivio Bardi invitato per l’occasione.
Barbara Cattaneo ha approfondito l’arte di Ruggero Panerai, in mostra con tre quadri uno dei quali, “Soldati in attesa”, appartiene proprio ai Musei Civici di Lecco.
Simona Bartolena ha introdotto il pubblico all’arte di Mario Puccini, Oscar Ghiglia, Plinio Nomellini, Lorenzo Viani e altri artisti evidenziando le peculiarità di ciascuno e mostrando come ognuno di loro abbia gettato un ponte verso la modernità.
“Puccini – ha spiegato Bartolena – è poco conosciuto dal pubblico ma molto amato dai collezionisti privati. Finito in manicomio per una forma di depressione molto forte si esprimeva attraverso una pittura visionaria ed emotiva e attraverso la forza dei colori. E’ detto il Van Gogh italiano, anche se lo è stato in modo inconsapevole; è un pittore difficile da incanalare che denota una grande apertura novecentesca e proprio per questo ha lasciato un’eredità fortissima ed è stato guardato con attenzione dalle generazioni successive; Carlo Carra’ ha scritto di aver trovato in lui elementi che gli sono serviti per la sua pittura”.
Oggetto della conferenza anche l’opera di Oscar Ghiglia, al quale la mostra dedica un’intera parete. “Ghiglia era intimo amico di Modigliani che lo definiva unico pittore italiano degno di nota – ha precisato la curatrice – si tratta di un artista importantissimo che esprime nella propria arte una sintesi perfetta tra novità e classicità. Nonostante a differenza dell’amico Modigliani non ebbe mai il coraggio di recarsi a Parigi, conobbe i grandi del ‘900 francese, come Cézanne, tramite il collezionista Sforni. Nei suoi quadri c’è una sorta di immobilità sospesa che rende i ritratti ammantati di un senso di inquietudine e le nature morte estremamente novecentesche. Oggi è molto studiato e le quotazioni dei suoi quadri sono elevatissime”.
Fra i pittori proiettati oltre la “macchia” non poteva mancare Plinio Nomellini, “divisionista” ancor prima di Pellizza da Volpedo col quale condivide l’amore per un’arte “polica”. “Nomellini – ha precisato Bartolena- ha narrato il lavoro in campagna e in fabbrica dipingendo gli scioperi, gli operai, le nuove classi sociali; col suo “Fienaiolo” rappresentò la pittura italiana all’esposizione universale di Parigi del 1899; nei suoi quadri, come in tutti quelli divisionisti, primi fra tutti quelli di Segantini, c’è una tensione spirituale che invade tutti gli elementi”.
Da ultimo l’attenzione è stata posta su Lorenzo Viani che smise di dipingere per fare il barbiere finchè Fattori non notò nella sua opera “interessanti imperfezioni” e lo convinse a riprendere a studiare e a fare arte. “La sua – ha spiegato Bartolena- è una pittura dolorante, deformante, aggressiva; morì piuttosto giovane per una crisi di asma, la sua vita spezzata e le sue opere cantano l’umanità dolente ed emarginata; come troppo spesso accade è più noto all’estero che in Italia”.
All’esposizione ha fatto seguito la visita alla mostra che resterà aperta fino al 19 giugno.
“Sono felice – conclude la curatrice – che la conferenza abbia avuto questo seguito di pubblico così come la mostra visitata anche da persone che vengono apposta da fuori Lecco”.
Giovanna Samà